17 marzo 2013

BELUSHI, PEDRINI E IL FIGLIO PIU' PICCOLO





Galeotto fu Pupi. Si, Pupi Avati, che nel 2010 girò il pregevole "Il figlio più piccolo", scegliendo per il ruolo principale un giovane esordiente pugliese.
Nicola Nocella si calò perfettamente nel ruolo del secondogenito semplice ma ingenuo di Christian De Sica e la sua splendida interpretazione gli valse il Nastro d'Argento.
Nella pellicola, appare in un cameo Omar Pedrini, ex leader dei Timoria, oggi solista (con un disco in preparazione) e presentatore dell'apprezzabilissimo "Pop, Viaggio dentro una canzone", programma di Rai5 sulle canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana.
Tra ciak e sorrisi, è nata tra i due una bella amicizia, che ora sfocia in uno spettacolo teatrale incentrato su uno degli attori comici americani più talentuosi quanto autodistruttivi.

John Belushi è stato una scintilla folle, una di quelle che ti balenano dinanzi agli occhi improvvisa rubandoti lo sguardo e lasciandoti con la bocca talmente aperta da riempirsi di moscerini.
Comico geniale e attore delirante, personaggio ribelle e musicista improvvisato: una rockstar più che un semplice personaggio.

Il suo periodo al "Saturday Night Live", programma cult americano in cui esplose insieme all'amico Dan Aykroyd, rivoluzionò la televisione americana. Portava in scena una cinquantina di personaggi diversi (non due o tre, cinquanta...) e restano nell'Olimpo le sue parodie di Joe Cocker (con cui si esibì in un formidabile duetto), di John Lennon e di alcune personalità politiche della storia (Hitler, Mussolini o Kissinger).
La passione per il blues diede l'imput per la creazione di un nuovo sketch musicale: lui e Aykroyd uscirono per la prima volta come "Blues Brothers Band", accompagnati da noti musicisti: era il 22 Aprile del 1978.

Il successo fu un'onda crescente e bagnò la battigia nel 1980 con il lungometraggio di John Landis "The Bues Brothers", esplodendo in tutto il mondo. Divenne uno dei film cult per eccellenza della cinematografia americana e bissò "Animal House", altro grande successo, girato due anni prima sempre dallo stesso Landis: il ruolo di "Bluto", immarcescibile studente combinadisastri, gli calzava come un guanto.
John Belushi morì una notte di marzo del 1982, a soli 33anni,  per una dose tagliata male.
A nulla erano serviti i tentativi della moglie e dei suoi amici di farlo uscire dal tunnel di cocaina e alcool: ci era sempre ricascato, o forse non ne era mai uscito davvero.
Il suo epitaffio recita "I may be gone but rock and roll lives on". No John, sei sempre qui.

Nicola Nocella si gioca le carte del talento e della sua somiglianza con l'attore, portando in scena i primi momenti da morto di Belushi. La sua anima vagante sarà presa per mano da Omar Pedrini, un angelo rock dotato di chitarra acustica, che dovrà decidere se accompagnarlo in paradiso o tra i fuochi dell'inferno.
Lo spettacolo "Sangue impazzito - Le prime 24 ore da mito di John Belushi" è in scena al Teatro Franco Parenti di Milano sino al 24 marzo. E' stato scritto a quattro mani dai due e cita la canzone forse più conosciuta dei Timoria.
Non ci sono gag, non ci sono parodie, lo spettacolo nasce dall'esigenza di rendergli omaggio, cosa che non è avvenuta l'anno scorso, nel ventennale della scomparsa. Andate a vederli, ne vale la pena.


Nessun commento: