11 marzo 2013


I DISCHI CHE MI HANNO CAMBIATO LA VITA - Pt.2



Era il 1993 o giù di lì. Pranzo domenicale dalla nonna, i parenti, la pasta al forno, le polpette e gli involtini. Discorsi di adulti e noia, per un ragazzo di 14anni. 
Svicolai, finendo come sempre a guardare un pò di tv. C'era il micione canterino di Superclassifica Show e il parrucchino di Maurizio Seymandi. 
Quando partì il video di "Caffe de la Paix" rimasi spiazzato. Non avevo mai visto Battiato, non sapevo che faccia avesse e trovarmi di fronte quella lunga barba e quel viso da giovane vecchio fu un imprinting molto forte.



                                                      L'IMBOSCATA - FRANCO BATTIATO

Da quel pranzo in famiglia passarono alcuni anni, ad ascoltare i dischi dei miei genitori: Dire Straits, Battisti, Otis Redding e Aretha Franklin, Creedance Clearwater Revival, Equipe 84, i Dik Dik e i Camaleonti. Un cocktail dai sapori particolari per un ragazzino.
Quando mi iscrissi ad un annuncio di vendite di cd/cassette per corrispondenza,mi trovai in mano un catalogo da cui attingere. Battiato fu il primo che ordinai e non avrei potuto scegliere meglio.
Era il 1996. Gli Elio e le storie Tese si facevano conoscere al grande pubblico incantando Sanremo con "La terra dei cachi" e i loro travestimenti surreali. Erano gli anni dei Take That ma anche di "Anime salve" di De Andrè e di "Canzoni" di Dalla.
Battiato uscì col suo diciannovesimo album di studio, 40 minuti scarsi ma 40 minuti come in Italia non si sentivano da tempo, che per tanto tempo avrebbero fatto scuola e portato a scuola.

L'inizio non è certo pane per tutti. Nella prima traccia, DI PASSAGGIO, la voce del fido Manlio Sgalambro, autore di tutti i testi, prende per mano l'ascoltatore e lo accompagna ad ascoltare un passo di Eraclito di Efeso, in greco antico.
Se non ricordo male fu il secondo singolo dell'opera, pezzo radiofonico e piacevole sin dal primo ascolto; alla musica, dal ritmo sostenuto, fa da contraltare un testo quasi frustrato, che parla della fugacità della vità, in modo amaro, puntando il dito sul come non ci si accorga di quali siano le cose realmente importanti della nostra esistenza.
"Non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume" è un'altra citazione di Eraclito e del suo Panta rei.
Curiosità, nella parte conclusiva in greco, appare - fugace come la vita cantata - anche la bravissima Antonella Ruggiero a doppiare la voce del maestro. 


Il primo singolo dell'album fu STRANI GIORNI, canzone che parte con un interludio musicale brevissimo e che esplode subito in un ritmo graffiante, sostenuto da un testo che più Battiato (o meglio Sgalambro) non si può.
Il video, schizofrenico, alterna il faccione inespressivo del cantautore catanese - a volte in un riflesso fuori fuoco - ad immagini di bombe atomiche,feriti per strada e carri armati mischiate ad altre di attrici e cartoni animati. Per un attimo si intravede,sfuocato, Sgalambro. 
Gran pezzo, con uno spettacolare e continuo controcanto di Nicola Walker-Smith in inglese da cui estrapolerei "You look at the hands, not at the face, if you want to stay out of trouble", uno dei riflessi più limpidi di questo gioiello.

LA CURA: La canzone d'amore per eccellenza. Non c'è sesso, è impersonale, è assoluta. Difficile aggiungere qualcosa su una composizione di cui si è detto tutto e il contrario di tutto e che conoscono anche i marmi di Carrara. Credo bastino le parole illuminate di colui che l'ha creata:
"E' una canzone che ha un quid insondabile di ispirazione. C'è una grande differenza tra il comporre canzoni come mestiere ed avere ispirazione. "La cura" è una di quelle che è arrivata come da una cellula superiore. E' arrivata come una piccola luce a toccarmi e mi è bastata per scrivere questo pezzo. 
E' stata vera ispirazione. Poi col mestiere aggiusti, crei, scrivi testi, questo ed altre cose. Il testo poi lo abbiamo scritto a quattro mani con Sgalambro, però la cellula è stata di ordine, di amore veramente universale. (dal web)"
Se posso permettermi di aggiungere qualche altra parola, direi che Battiato è forse l'unico a risultare credibile pur cantando di "ipocondrie", di "correnti gravitazionali" e di "bonacce d'agosto" in una canzone d'amore: un altro sarebbe sottilmente patetico.
La canzone ha una bella versione in spagnolo, "El cuidado", pubblicata in "La emboscada", versione per il mercato spagnolo. 


A seguire un pezzo in tedesco "...EIN TAG AUS DEM LEBEN DES KLEIDEN JOHANNES" ovvero "un giorno della vita del piccolo Johannes".
Ha un incedere oscuro e angosciante e con cui cominciava, in modo tenebroso, le date de "L'imboscata Tour".
Curiosità bis: Battiato ha una casa a Berlino, nel quartiere di Schoneberg, zona dalle mille sfaccettature. E' il quartiere della trasgressione, centro di sperimentazione per le arti performative, il più vivace e piacevole per un aperitivo e numerosi sono i luoghi di feste "in". Del resto sempre Battiato cantava "Alexander Platz": il cerchio si è chiuso.

Tra le altre belle canzoni dell'album (AMATA SOLITUDINE in cui si è combattuti tra il piacere dello star soli e il ricordo dei momenti piacevoli con una persona amata con cui è finita; SPLENDIDE PREVISIONI che si muove su atmosfere cupe, che replicano quelle della quarta traccia) vorrei spendere qualche parola in più su ECCO COM'è CHE VA IL MONDO: come si fa a non amare una canzone che inizia con "Era la più grassa puttana che mai avessi visto"?
Non si può, no. Sgalambro accantona per un attimo la sua filosofia e dipinge immagini esplicite, di una prostituta in là coi chili e con l'età (e nonostante ciò desiderata e desiderabile), immagini chiare, vivide come un ricordo sempre presente dinanzi ai suoi occhi. 
Ma, dopo questo esplicito inizio, le immagini si mantengono comunque di infinita delicatezza e dolcezza, quasi a non voler sporcare certi momenti.
"La mia anima non stilla miele e dolcezze, happyness and truth bisogni naturali,
Ma io ho una bambina, negli intervalli, che mi accarezza i bianchi capelli
e gli anni si fanno docili al suo tocco, mi bacia sulle guance crudeli..."
L'arrangiamento non sovrasta le parole, accompagnandole con soffice semplicità.
Considerando la consunzione subita da "La cura" a furia di ascoltarla, rimane il pezzo che ascolto con maggior piacere a distanza di 17anni.  


SEGUNDA FEIRA è un'altro gioiello meritevole di riscoperta. Dal greco antico si è passati all'inglese e al tedesco, ora subentra il portoghese. L'arrangiamento è un continuo costruirsi e innalzarsi e Battiato impersonifica nelle due parole di Segunda Feira una donna affascinante e attraente, "che nome d'incanto" che però in portoghese vuol dire semplicemente "un lunedì soltanto".

L'album si conclude con MEMORIE DI GIULIA in cui Sgalambro consegna nuove nostalgie ad un Battiato che le colora musicalmente con toni ancora una volta grigi, e con SERIAL KILLER che si conclude con uno schiaffo a mano aperta:
"Non avere paura perchè porto il coltello tra i denti
e agito il fucile come emblema virile.  Non avere paura della mia trentotto che porto qui sul petto.
Di questo invece devi avere paura: io sono un uomo come te."


Album controverso ma più immediato dei precedenti, conquistò senza difficoltà le nuove generazioni grazie ad alcune canzoni illuminate. Le vendite furono ottime e riportarono il maestro ai fasti degli anni '80.
A voler essere maliziosi, però, Battiato musicalmente non cerca la giocata ad effetto,  battendo piste conosciute e riconoscibili. I temi trattati da Sgalambro non brillano per positività mentre le atmosfere create da Battiato annegano ripetutamente in acque tetre e nebulose.
A posteriori, sembra invece che questo album sia servito a liberarlo da alcuni fantasmi passati, considerando ciò che è venuto dopo, l'altrettanto splendido GOMMALACCA, lavoro più sperimentale e, in taluni frangenti, più divertito e divertente. O forse è servito per prendere per mano gli ascoltatori e accompagnarli verso lo step successivo.
Ma lì manca un pezzo come "La cura": la cellula superiore, la piccola luce non è arrivata. E forse per questo continuo a preferire "L'imboscata".

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