5 aprile 2013



MEXICO, NUVOLE E LACRIME





Non è una novità. E' già successo e succederà ancora.
Un cantante praticamente dimenticato da tutti viene riscoperto e rivalutato solo dopo la morte.
I dischi di Franco Califano non li comprava praticamente nessuno, men che meno quelli di Enzo Jannacci. In tempi in cui si arriva in classifica vendendo 5mila copie in una settimana, loro dubito vendessero 5mila copie in un anno.
Forse qualcuno si scaricava illegalmente le loro raccolte, certo venivano guardati con quel misto di sufficienza di chi ormai ha fatto il suo tempo ed è meglio si tolga dalle palle.
In Francia artisti così li avrebbero portati sul palmo della mano. Saranno antipatici e supponenti ma hanno rispetto per i propri cantanti, per i personaggi che hanno fatto la storia. Noi no. Preferiamo dimenticare, o metterli da parte, come si fa con le foto scolorite.

                                              AVVOLTOI E IPOCRISIA


Penso ad Umberto Bindi, autore insieme a Califano stesso di "La musica è finita" della Vanoni e della splendida "Il nostro concerto": finì emarginato dal suo stesso ambiente a causa dell'omosessualità e malamente dimenticato. Non è stato neppure rivalutato dopo la morte, perche fondamentalmente noi italiani siamo delle bestie.

Penso a Mino Reitano, un personaggio di una solarità unica e di grandissima dignità. Certo, personaggio singolare, con un che di pittoresco, ma che è stato spesso trattato - soprattutto dai giornalisti e da alcuni colleghi - con una spocchia che non meritava affatto. La gente comune lo amava, era uno di loro. E, a costo di essere deriso, la canzone che portò a Sanremo 2002 l'ho sempre apprezzata moltissimo.

Troppo facile poi citare Lucio Dalla, un artista immenso, autore di canzoni amate in tutto il mondo. No, dai noi ormai vendeva due copie e in poco tempo spariva dalla classifica. Dopo la sua morte, tutti fan di Lucio, grande Dalla, Lucio di qua e Lucio di là: mancava solo la beatificazione.
Avrei voluto girare casa per casa e vedere quanti, di quelli che si riempivano la bocca, avessero sul serio un suo album, quanti conoscessero più delle due-tre canzoni più sputtanate.
Dalla era un angelo, amatissimo anche dagli altri artisti, era persona squisita e delicata.
Perchè, vuoi forse dire che lo conoscevi? No, non lo conoscevo, ma la grazia delle parole dei colleghi sentite nel tempo, i complimenti ricevuti, la commozione di tanti altri cantanti, mi fa dire che fosse davvero speciale. No, non lo conoscevo ma mi sarebbe tanto piaciuto: una persona così arricchisce il mondo.

Ero alla presentazione del libro "Non si può morire la notte di Natale" di Enrico Ruggeri e dal pubblico, gli hanno chiesto come mai non si trovino in cd i suoi primi album.
Lui, con fare sornione di chi la sa lunga, ha fatto buon viso a cattivo gioco dicendo che lo sa perchè, lo sa bene. Chi detiene i diritti su quel materiale sta aspettando il momento giusto per pubblicarli.  A quel punto, si è toccato le parti basse e con un sorriso ha aggiunto: "Che continuino pure ad aspettare..."
Grandioso.
Questo è il music business, una marea di squali che aspettano la morte di un artista per mangiarci sopra, per risanare le casse boccheggianti di un'industria discografica sempre più in balia di emule, youtube e cosi via.
Califano e Jannacci erano malati da tempo. Li stavano aspettando sfregandosi le mani. Avvoltoi.

Franco Califano era stato sdoganato negli ultimi anni. Dopo un periodo buio, in cui la giustizia si era accanita (e da cui ne era uscito pulitissimo), ci aveva pensato Fiorello a riportarlo alla notorietà, con una splendida imitazione, poi seguito a ruota dall'altrettanto riuscita imitazione di Max Tortora.
Il ricordo più tenero che ho dell'artista romano riguarda il programma televisivo "Le Iene". Durante la presentazione del suo nuovo progetto musicale (che conteneva una splendida canzone di Grignani e un duetto coi Tiromancino), un ragazzaccio delle Iene - credo Enrico Lucci - era andato a fare un pò di casino e lui si era incazzato, perchè era il suo ritorno e in quel nuovo disco ci sperava.
Lo avevano invitato in diretta per farsi perdonare, era la fine della puntata. La Marcuzzi lo chiama e la gente impazzisce. Appena esce, capitombola per terra, facendosi male. Il programma finisce con la biondona e gli altri conduttori che lo raggiungono ridendo, pensando non si fosse fatto nulla, invece si rotolava per il dolore. Peccato Franco, ma stai tranquillo, per me quella volta non sei caduto, ti sei preso la standing ovation che hai sempre meritato.

Enzo Jannacci è stato una scheggia impazzita della musica, o meglio, del mondo dello spettacolo italiano.
Autore, cantante, cabarettista, attore, musicista, sceneggiatore...sempre con il camice di medico, professione che non ha mai abbandonato.
Il ricordo che ho di lui risale al Sanremo del '94, dove mischiò le carte portando una canzone divertente e dissacrante in coppia con Paolo Rossi. 
Chiuse quella strampalata esibizione dicendo "Scusate il disturbo": un genio.
Un genio che è entrato nell'immaginario collettivo, basti pensare alle tante canzoni scritte a sei mani con Cochi e Renato o ad una frase semplice come "Vengo anch'io" a cui ormai anche i muri rispondono in coro "No, tu no!"

Enzo è stato dimenticato negli ultimi vent'anni e ora la gente piange, si commuove, compra quei dischi pieni di polvere da anni sugli scaffali. Ipocriti, null'altro che ipocriti. Sono gli stessi che vanno al suo funerale e passano il tempo a fare foto col cellulare ai personaggi famosi presenti.
Enzo e Franco ora cantano altrove, insieme, col loro sorriso allegro: sono sicuro non ci portino rancore. Loro si, sorridono ancora... Io invece... Che voglia di piangere ho...




2 commenti:

Marta ha detto...

si fa presto a dire "tutti ne parlano bene adesso che non c'è più" ma non è affatto così. Se tu vai a leggere la sua pagina Facebook (non gestita da lui) te ne renderai conto. Non leggere gli ultimi messaggi, vai indietro, indietro, indietro......e capirai quanto fosse amato. Io i suoi dischi li compravo quando erano in vinile, poi ho comprato le musicassette e poi i CD e so di non essere un caso isolato. Quando nel 2007 era venuto a Savona il teatro Chiabrera era tutto esaurito ....una serata indimenticabile. Ho letto il libro di Paolo per vederlo anche con gli occhi di suo figlio e ne ho regalato una copia a mia sorella. Jannacci ci ha lasciato ma di lui rimane tanto in quelli che lo apprezzano da sempre, ora lo impareranno a conoscere anche quelli che per interessarsi a qualcuno aspettano che non sia più tra noi.....

Antonello Vanzelli ha detto...

Ciao Marta,grazie del tuo sentito commento.
Le mie critiche non sono certo rivolte a te e ai suoi fan,quelli veri,quelli che lo seguivano e lo amavano quanto a tutta quella gente che finge di commuoversi solo quando quel personaggio ci lascia.

Se però hai letto il mio articolo col cuore,avrai capito che tra i fan c'era anche il sottoscritto,uno che ascolta di tutto,fregandosene delle mode e della gente...Un abbraccio