16 aprile 2013



QUELLI CHE RESISTONO ANCORA




Potenza, 1999. La casa era in periferia, nel quartiere Francioso, a due passi dall'università.
Abitavo con altri ragazzi, in una camera singola piccola e fredda, come la città; la finestra no, era ariosa e regalava colori sulle alture circostanti.
Il libro di Matematica restava aperto davanti, a guardarmi più lui di quanto facessi io; un paio di evidenziatori, alcune penne, libri, armadi chiusi e la radio aperta.
Vedevo queste minuscole formiche colorate che andavano su e giù per le strade di montagna, spesso innaffiate di bianco neve, e lasciavo che Radio Italia mi facesse compagnia. Non amavo molto i loro deejay e talvolta zigzagavo tra le stazioni alla ricerca di altro.
Radio Potenza Centrale: è una potenza di radio!
Quella voce imperiosa dal retrogusto di guttalax mi ha impestato l'università. Ogni volta che mi chiedevano dove studiassi:
"Si, sono andato a Potenza. Sai, a Lecce non c'era geologia..."
"Ah, Potenza... Radio Potenza Centrale, è una potenza di radio!"
Gesù, l'originalità delle genti...

                             Quelli che resistono ancora - Pt. 1

Su quella radio passavano floridamente Giggggi D'alessio e i neomelodici napoletani, Maria Nazionale e il pop italico più caramelloso. Però, c'è un però... Le canzoni a richiesta avevano innescato un meccanismo perverso ma virtuoso riguardo una canzone che ho amato sempre molto.
Si, a Radio Potenza Centrale passavano di continuo "Carrie" degli Europe, a richiesta, anche due volte al giorno. Una scintilla tra le nebbie più fitte. Dio ringrazi chi l'aveva chiesta per primo.
Guardavo quelle minuscole formiche colorate salire e scendere e cantavo. Certo, tutto molto bello direbbe Bruno Pizzul, ma, pensavo, sono passati più di dieci anni: che fine hanno fatto Joey Tempest e soci?

Non voglio parlare solo degli Europe, sia chiaro, vorrei discorrere di tutti quei cantanti che si sono persi come piccole formiche su per le montagne dell'ambiente musicale.
Cominciamo però da loro. Band svedese, dopo i discreti risultati ottenuti con "Rock the night", sfondano in tutto il mondo grazie alla memorabile "The final countdown", trascinante singolo hard rock da 12milioni di copie.
L'album vende 10milioni di copie ma ai biondi scandinavi non riesce il bis con il successivo e tanto atteso album, fermatosi a soli 2,5milioni di copie (che comunque erano tanta roba, oggi gli bacerebbero i piedi per un risultato del genere).
I risultati continuano a peggiorare e la band si scioglie.
Allo scadere del millennio arriva l'attesa reunion: dietro la spinta di un bel pò di corone svedesi, la band festeggia l'arrivo del 2000 con "The final countdown", mai canzone risultò più intonata all'evento.
Nonostante la discutibile operazione nostalgia, gli Europe sono tornati stabilmente insieme e proseguono la loro carriera, sfornando dignitosissimi dischi hard-rock. E io continuo ad avere "Carrie" come suoneria del cellulare.

Sarà stato il 1994. Avevo 15anni ed era estate. Settembre: l'inizio della scuola tristemente si avvicinava e il tempo faceva schifo pure ai cani.
"Lello, sbrigati che dobbiamo andare al mercato a Grottaglie..."
Il mio sentimento verso il mercato grottagliese è pari a quello provato da Zidane nei confronti di Materazzi. Avrei preferito giocare a pallone dietro casa con gli amici fin quando non faceva sera o al limite cazzeggiare bellamente in bici per il paese.
Ad ogni modo, facemmo il giro tra le bancarelle e dopo mia si fermò in una merceria, lasciandomi in auto. Alzai il volume dell'autoradio e beccai "Battisti", un pezzo fresco e allegro di un giovane gruppo, i B-Nario.
Si chiedevano che fine avesse fatto il desaparecido ma ancora amato Lucio e in un articolo del genere calza come un guanto.
Mi piacquero da subito e quando qualche anno dopo uscì "S-Cambio", comprai a mia sorella il cd: un regalo boomerang, perchè volevo ascoltarlo anche io. Era un apprezzabile esercizio di pop tricolore, che ebbe anche un bel successo, grazie alla radiofonica "Passeggiando col mio cane" e alla rivisitazione vaschiana di "Splendida così" (da "Splendida giornata"). Aprirono i concerti europei di Eros Ramazzotti (che li aveva prodotti) e furono una presenza fissa del Festivalbar. Dopo quella fortunata esperienza, però, il duo si sciolse. Me li ricordo solo io? Spero di no...
Max Zoara ha portato avanti il marchio, pubblicando nel 2004 "Dal cuore alla testa", disco più maturo e con cui vinse "Un disco per l'estate", grazie a "Meglio da soli". Il successo di pubblico però non fu lo stesso.
Max ha pubblicato una raccolta nel 2008 e attualmente possiede uno studio di registrazione e produzione musicale a Milano, i QG Studios, dove sta ultimando il nuovo disco dei B-Nario.
No, non mi sono dimenticato del loro secondo album. Conteneva "Notte senza donne", il mio pezzo preferito, e si chiama "La musica che piace a noi", che è il titolo del mio blog. E le casualità non esistono...

Negli anni '80, di televisione in casa ne avevamo solo una, col telecomando che si infilava direttamente in una fessura dell'apparecchio: era quadrato ed enorme, sembrava un picassiano portacenere.
Non c'erano chissà quanti canali e avevamo poco da scegliere. Tuttavia, quando arrivava Sanremo, il telecomando rimaneva inserito, tanto non serviva. Tv Sorrisi e canzoni diventava la Bibbia, con tutti i testi delle canzoni, e da lì non si sgarrava.
Anno 1987. Il trio delle meraviglie Morandi-Tozzi-Ruggeri trionfa, con l'ultimo che porta a a casa anche il premio della critica per aver scritto, col fido Schiavone, "Quello che le donne non dicono" della Mannoia. Curioso ricordare proprio gli Europe come ospiti stranieri.
Il cast era tipicamente vecchio stampo, con i Toto Cotugno e gli Albano e Romina, i Ricchi e Poveri e tanta gente finita presto nel dimenticatoio.
La canzone che mi colpì subito fu "Il Garibaldi innamorato" di Sergio Caputo. Era l'unico pezzo allegro del lotto e aveva un testo che mi mandò ai pazzi.
"E il Garibaldi è ricercato in tutti i mari del sud
ma non si può tagliar la barba per questioni di look
Anita dice "Peppe, quando gioca il Brazil
si va a vederlo in Italy, pensaci Peppì!"
Surreale e magnifico. Arrivò quart'ultimo ma francamente poco importa.
Con questo pezzo confermò il successo dei fortunati "Un sabato italiano" e "Italiani mambo" ma gli anni '90 non furono purtroppo forieri di altrettanti successi. Dopo un passaggio poco fortunato a Sanremo '99, Sergio si trasferisce negli States e le notizie si diradano, come i capelli e le tracce dello swing degli esordi.
Si dedica al jazz, mietendo soddisfazioni oltreoceano, e l'ultima pubblicazione è un disco live, o, meglio, un bootleg d'autore del 2006 "La notte è un pazzo con le meches": solo il titolo vale il prezzo.
Negli ultimi anni si è nuovamente esibito live nel Belpaese con buon successo di pubblico ma, considerando i suoi splendidi primi lavori, resta del rammarico per quello che avrebbe potuto dare.
Poche settimane fa, Sergio ha trovato la sua "Anita" convolando a giuste nozze: gli faccio i migliori auguri, sperando che un sabato italiano ci regali un altro suo disco, surreale e magnfico come sempre: Pensaci Sergì!


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