13 maggio 2013

QUANDO I BIG FANNO FLOP





"Claudio Cecchetto sapeva il film che voleva fare. Anche noi avevamo capito, per lo meno a grandi linee. Sarebbe stato un film musicale. Però con una storia forte. Però in certi momenti con l'impatto potente del videoclip. Però con tanti colpi di scena. Però con l'happy end. Però no.
Il film è stato girato. Poi montato. E finalmente abbiamo capito tutto.
Ho visto passare sullo schermo le immagini di buona parte della mia vita. Le mie storie, i miei amici, il mio bar, il mio mondo, le mie canzoni. Da un altro punto di vista. Che poi è lo stesso."
Max Pezzali - 883network.com

Parole senza dubbio chiare, ben definite, di chi è sicuro di ciò che sta facendo. Luca Giurato sotto effetto di allucinogeni sarebbe riuscito a spiegarlo meglio.

                                    I FLOP ITALIANI - MUSICA E CINEMA

Ricordo bene quando uscì Jolly Blu, il film degli 883. Era il 1998 e Claudio Cecchetto continuava a mungere la mucca "Pezzali" in ogni modo possibile e immaginabile. Si ispirò ai musicarella anni '60 ma quella volta il suo genio imprenditoriale fece cilecca: Radiofreccia incassò il mondo, oltrepassando i 10miliardi mentre Jolly Blu raggranellò le briciole.
Il marchio 883 ha sempre venduto bene, benissimo, ma l'operazione era sconsiderata. Max Pezzali, orfano dello scatenato Repetto, aveva già raggiunto la sovraesposizione mediatica. Quel film non serviva a nessuno, non preparato in quel modo balordo.
Stefano Salvati (lo stesso della querelle Antonacci-Madonna di cui abbiamo parlato nell'articolo sui plagi) era il migliore regista di videoclip in circolazione. Aveva lavorato con Zucchero e Aerosmith, con Vasco e con Venditti ma non aveva mai tentato il lungometraggio. Ne uscì un via di mezzo strana, nè un film, nè un musicarello, nè un qualcosa di innovativo, solo un approssimativo videoclippone di un'ora e mezza, in cui spiccavano le grazie di Sabrina Salerno, Alessia Merz e Natalia Estrada e qualche caro amico come Jovanotti e Saturnino. Si pensi che ai provini si presentò anche una giovanissima Angelina Jolie: il regista scelse Alessia Merz. Senza parole.
Nonostante lo scarso livello di molti degli attori, ai fan piaciucchiò - in fondo l'esile sceneggiatura serviva come collante per le canzoni degli 883 - ma il resto d'Italia lasciò le sale deserte.
Fioccarono i Fiaschi d'Oro e furono francamente meritati, lo dice un fan che più fan non si può.
Cecchetto cercò di giustificare il clamoroso passo falso dicendo che era stato un investimento, un modo per promuovere i dischi del suo protetto e in fondo il film in prima serata su Italia 1 raggiunse buoni risultati. Secondo me, però, visto il miliarduccio di vecchie lire tirato fuori, Cecchetto masticò amaro. Le canzoni di Max erano già conosciutissime e davvero non serviva un'operazione di questo genere.
Se però c'è qualche fan nostalgico come me, su youtube si trova l'intero film, e rivederlo regala sempre sorrisi e spalanca la porta su un allegro panorama di ricordi.
Per chi della nostalgia non sa che farsene, è appena uscito il nuovo singolo di Max e devo dire che mi piace non poco, una ballatona che rischia di entrare di prepotenza tra i suoi evergreen. Buona visione (se avete voglia di ridare un'occhiata al film) oppure buon ascolto con "L'universo tranne noi", una delle canzoni dell'estate.


Non so quali sostanze allucinogene girassero nell'aria in quel 1998 ma poco prima di Jolly Blu, uscì nelle sale un altro flop clamoroso, anch'esso legato a doppio filo al mondo musicale. Sto parlando di "Laura non c'è", che nacque dal successo di Nek.
Filippo Neviani ne curò la colonna sonora e fece un piccolo cameo nella pellicola.
Uscì poco prima di quello degli 883, c'era una sorta di gara su chi sarebbe riuscito a fare meglio: beh, bisogna dire che è difficile dire chi riuscì a fare peggio.
Non c'è Laura, non c'è Nek, non c'è neppure il film. Trama a dir poco sgangherata, generi mischiati in una macedonia dal sapore orribile: chi ebbe il coraggio di produrlo? Paperino e Paperoga?
Alla fine Nek ne uscì a testa alta perchè, vedendoci lungo, si era tenuto defilato, lasciando al film il meglio di sè, le sue canzoni. Ma neppure quelle bastarono a far apprezzare un tentativo maldestro di sfruttare il suo successo.
La carriera di Nek non ha subito contraccolpi, è appena uscito in tutto il mondo il suo ultimo lavoro, l'undicesimo di studio, e ha deciso di intitolarlo col suo nome di battesimo, in ricordo del padre che tanto avrebbe voluto. Non ho ancora avuto modo di ascoltarlo ma il primo singolo, dalle tonalità più grintose, mi piace molto; sabato sera, durante il concertone di RadioItalia in piazza del Duomo a Milano, me lo sono gustato del vivo e ho visto la piazza apprezzare. Un altro successo, Filippo, papà ne sarebbe stato sicuro orgoglioso.


"Contro la soap opera giovanilistica, contro le americanate e le commedie firmate Vanzina, roba da borghesucci. Parleremo di gioventù bruciata, di giovani che non sanno sopravvivere ai sogni, di ragazze intraprendenti, solari, positive, di Peter Pan psicopatici, di canne, droga e violenza.
Giovani liberi, comunque di agire e di comunicare non forzati da vincoli esterni."
J Ax - Articolo 31

A pochi anni di distanza arrivò un nuovo tentativo. Sto parlando di "Senza filtro", il film degli Articolo 31.
Anche questo fu un flop al botteghino e sinceramente è un peccato perchè questo "è" un film: ci sono delle banalità ma anche cose più che decenti e insomma, può considerarsi una pellicola come Dio comanda.
I buoni attori non mancano (tra cui spicca Albertino nei panni del Duca Conte), c'è una storia sentita alle spalle, c'è un regista, esordiente ma capace, e una sceneggiatura: c'è insomma quello che serve a lasciare da parte le paure di un film costruito intorno al successo di Dj Jad e J Ax.
Il tentativo era quello di raccontare le nuove generazioni, come Ligabue aveva fatto in Radiofreccia, con la sua di generazione. La stampa al tempo non ne fu particolarmente entusiasta e ci furono anche scazzi col gruppo, anche a causa degli scarsi risultati al botteghino. Non mi sento però di criticare questo progetto, certo molto più dignitoso di tanti altri.

"C'è stato anche per me un weekend organizzato che non è mai stato messo in atto. Doveva essere un incontro di amici e di amiche, più o meno come quello del film. E poi ero anch'io a Rimini il giorno della strage di Bologna, in licenza militare. Quella mattina io e i miei amici abbiamo deciso di andare in macchina e non in treno. Questo mi ha portato a fare delle riflessioni anche sulla casualità degli eventi, delle cose che capitano. Ho deciso di partire da questi due elementi per raccontare un'altra storia".
Luciano Ligabue - Intervista a Film.it

Parlavamo prima di Ligabue. Ecco, in questo articolo purtroppo ci sta molto bene anche "Da zero a dieci", il secondo lungometraggio del rocker di Correggio.
Nonostante avesse più volte affermato che Radiofreccia sarebbe rimasto un episodio isolato, Liga non ce la fece a resistere alla tentazione e nel 2002 lanciò sugli schermi il suo "grande freddo" all'italiana.
Il livello attoriale è decisamente più elevato rispetto a Radiofreccia e Ligabue mostra maggiore sicurezza nel destreggiarsi nel suo ruolo. Quello che manca sono gli immensi dialoghi di Radiofreccia, i lampi di quel film e una colonna sonora della stessa, incredibile, portata.
E' un film normale, non è un capolavoro e neppure una schifezza anche se confrontato a "Laura non c'è" sarebbe da 10 Oscar.
Forse dopo il primo film, le aspettative erano troppo alte, forse Ligabue avrebbe potuto ragionare un attimo di più sulla storia.
I risultati al botteghino non furono entusiasmanti, evidentemente molti l'hanno pensata come me.
Del resto, se andiamo a vedere le carriere di Max Pezzali, di Nek, degli Articolo 31 / J Ax e di Ligabue, quanti altri flop conoscete? A me non ne vengono in mente altri. Insomma, anche i big fanno flop, si, ma se è la classica eccezione (e per di più in un ambito non loro), "da zero a dieci" meritano tutti comunque il massimo dei voti.

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