20 maggio 2013




QUELLI CHE RESISTONO ANCORA



Le donne di cui ti innamori quando sei un ragazzino te le ricordi per tutta la vita.
Innamori è una parola troppo grossa se tu l'amore non sai nemmeno come trovarlo sul dizionario. 
Innamori è una parola grossa, soprattutto se lei è molto più grande di te e non ti caga nemmeno per sbaglio. Innamori è una parola grossa soprattutto se lei sa a malapena come ti chiami e ancor più a malapena ti saluta.
Era la sorella più grande di un caro amico quando ero piccolo. Andavamo in colonia insieme, dalle parti di Lucca, al "Ciocco", un posto splendido che esiste ancora. Gruppi di ragazzi che si ritrovavano d'estate, per lunghe scarpinate nella natura, giochi di gruppo, sport e divertimento.
Avevo 8anni, un'era geologica fa. I ricordi sono sbiaditi come cartoline lasciate al sole, ma in quei giorni iniziavo a intravedere le prime carezze (schiaffi?) dell'adolescenza. Ricordo le scarpinate tra le colline, e gli acquazzoni improvvisi, docce gelate all'aperto... Oppure le partite a calcetto, col pallone che sorvolava la tettoia e scivolava giù, inghiottito da uno strapiombo vorace. E c'era il codino, si, quando ero piccolo portavo un infantile codino. E quando lo tagliai per poco non piansi. Una vita fa, un'altra vita.
Difficilmente scorderò le chiacchierate notturne coi ragazzi più maturi e già svezzati: narravano le loro prime avventure con le donne e tante cose ancora non le capivo.
Capivo bene però i battiti del cuore quando vedevo quella ragazza, la sorella del mio amico. Quelle onde castane che si posavano sulle spalle, il suo sorriso limpido, e la sua camminata silenziosa, elegante, come una nevicata di emozioni.
Si chiamava Irene. Durante l'ultima colonia andò in camera del più carismatico della compagnia. Il giorno dopo lui, tronfio come un gallo nel pollaio, non lesinò i particolari. Ero invidioso e deluso, mi allontanai scalciando. Non la vidi più, chissà come sta. Ah, Irene...

      QUELLI CHE TORNANO E QUELLI CHE SAREBBE ORA RITORNASSERO

Nel 1994, a Sanremo si presentò un gruppo nuovo nella categoria giovani. Quando su Tv Sorrisi e Canzoni lessi il nome della canzone, mi riportarono alla mente tanti momenti belli, e anche un pò di malinconia.
Erano i Dhamm e cantarono "Irene", ballatona pop-rock di facile presa e dall'appeal intatto ancora oggi.
Si fecero conoscere e al Sanremo successivo replicarono, con "Ho bisogno di te" arrivando ad un passo dal podio e vendendo un bel pacco di dischi.
La terza partecipazione consecutiva a Sanremo non portò granchè fortuna alla band. Le luci cominciarono ad abbassarsi, sempre più rapidamente.
Non servirono a nulla i cambi nella line-up e il tentativo come Sautiva, i Dhamm 2.0: nel 2002 le strade dei ragazzi prendono direzioni differenti.
Uno zoccolo duro di fan ha sempre resistito al passare degli anni, tanto che a metà degli anni 2000, hanno organizzato tre "Dhamm day", che ha portato ad una breve reunion nel 2007, anche questa dai risultati modesti purtroppo.
Nel 2011 il gruppo si è rimesso in sesto e poche settimane fa hanno tenuto un concerto a Roma, in cui hanno anche presentato dei pezzi nuovi. Sembra che a breve uscirà un nuovo singolo e la curiosità è alta: la speranza è ancora viva.
Molti ragazzi cresciuti negli anni Novanta non potranno che ricordarli con nostalgia. Senza voler offendere nessuno, Alessio Ventura sembrava il figlio di una groupie che aveva fatto un'orgia con Joey Tempest degli Europe, Axl Rose e Jon Bon Jovi: a quell'epoca frantumò i cuori di decine di fan monopolizzando rivistine patinate come Cioè, Top Girl e via dicendo.
L'ho ritrovato tanti anni dopo, sempre a Sanremo e stavolta senza zazzerona bionda, durante la sciagurata edizione condotta da Simona Ventura e osteggiata dalle case discografiche. Ventura, catapultato su quel palco in un progetto non pienamente suo (e con un Bill Wyman che sembrava passato di lì per caso col cane al guinzaglio...), si destreggiò bene ma anche stavolta non rimasero grandi tracce.
Forse sono io che sono sempre troppo buono con chi mi fa riaffiorare code di splendide comete alla memoria ma la canzone non mi sembrava affatto male. O forse è la musica italiana che non riesce a capitalizzare frontman buoni come lui.


Lo scorso Capodanno io e Giuliana, la mia compagna, non sapevamo cosa fare. Per andare all'estero sarebbe servito vendere più organi alla malavita (o alla sanità italiana, spesso le due cose coincidono...)ed era saltata anche la puntatina in Veneto per festeggiare con alcuni amici. Quando abbiamo letto del concerto degli Eiffel 65 in un locale vicino Milano per l'ultimo dell'anno ci siamo detti si, andiamoci!
Non c'era Gabry Ponte ma pazienza, hanno fatto un'ora di spettacolo e mi si è aperto il cuore ad ascoltare i vecchi successi, "Una notte e forse mai più" e "Quelli che non hanno età".
Oddio, l'età media era di 17anni e io sembravo il trentenne che va in disco a rimorchiare le ragazzine ma pazienza, per una cavalcata tra i ricordi questo ed altro.

Non ho mai amato la musica House o la minimal. E come direbbero gli Elii "la techno è una merda". Però la dance di 15-20anni fa l'ho sempre ascoltata con piacere e ancora adesso nei cd di mp3 da ascoltare in auto ci ficco sempre qualche vecchio successo.
Tra quelli che ricordo con la lacrimuccia ci sono gli Eiffel 65. Non perchè impazzissi e comprassi i loro dischi ma semplicemente perchè mi rinfrescano momenti spensierati.
Quando uscì "Blue (Da Ba Dee)" nemmeno loro pensavano ad un successo di simili dimensioni. Spaccarono in ogni dove, dalla Gran Bretagna al Canada, dalla Germania agli States, robe mai viste.
E con "Move your body" e "Too much of Heaven" rimpinzarono ancor di più il numero di fan e il portafogli.
Pian piano però il gruppo cominciò ad allontanarsi dalla dance che aveva fatto la loro fortuna per avvicinarsi al pop e anche la scelta di cantare in italiano non riuscii tanto a comprenderla. A volte gli artisti fanno scelte davvero incomprensibili. Ma come, vendi 15milioni di copie nel mondo e cosa fai, cominci a cantare canzonette all'italiana per vendere 30mila dischi qua? Boh!
Non che le canzoni successive non ebbero successo eh, intendiamoci, però così facendo si alienarono tutti i fan fuori dal Belpaese.
Pochi anni dopo, Gabry Ponte uscì dal gruppo per dedicarsi ai suoi impegni solisti e il gruppo si sciolse.
Dopo un progetto chiamato Bloom 06, il terzetto annuncia una reunion nel 2010 e un nuovo album ma forse a causa delle solite divergenze d'opinione sulla direzione musicale da intraprendere ancora non se n'è fatto nulla. Ho come la sensazione che non abbiano ancora capito appieno cosa hanno fatto e che segno abbiano lasciato nella dance mondiale, basti vedere che fanno parte anche della colonna sonora di "Iron man 3", campione d'incassi in tutto il mondo. Ragazzi, ce lo fate sentire qualcosa di nuovo?



Nessun commento: