6 giugno 2013



OLTRE I CONFINI DI LONDRA



"I Clash erano dei poeti. In quanto artisti che lavoravano nel campo della musica, erano completamente liberi di esprimere e riflettere il loro disagio nei confronti del mondo che li circondava. Esprimevano rammarico anche per il fatto che le band che li avevano preceduti - come gli Who - non erano state abbastanza militanti".
Pete Townshend - The Who

                  THE CLASH - Pt. 2 di Angelo Lo Bianco


Il 1980 è l'anno di "Sandinista", monumentale triplo album: è fusione, nella sua massima espressione, di una quantità indefinita di generi musicali, 36 canzoni in cui Strummer e soci sperimentano tutto e il contrario di tutto.
Anche in questo caso, i Clash si rivelano assolutamente originali già a partire dal titolo del lavoro, che è infatti volutamente provocatorio,  in perfetta controtendenza con il conservatore governo inglese e con la sua Lady di Ferro che aveva tentato di bandire la parola "sandinista" dall'uso pubblico.
Prodotto tra New York, Manchester e la Jamaica, si mantiene sui binari del rock impegnato e politicizzato, dall'aura universalmente comprensibile. E' sempre musica che dalla strada nasce e alla strada ritorna, contaminandosi con rithm and blues, ska, reggae, jazz ma anche rap e gospel.
"The magnificent Seven", polistrumentale pezzo introduttivo, è infatti rappato di brutto. Dentro brucia un'aperta critica al consumismo, citando Marx, Engels, Martin Luther King, Gandhi, Nixon e Socrate. Tra il gioiello e la paraculata, è canzone da ascoltare e godere.

In "Hitswille in UK" si sente il suono di un organo, di un pianoforte, di uno xilofono e la voce di un coro che intona il pezzo. In realtà si tratta di un duetto tra Mick Jones e la sua ragazza dell'epoca.
Rimangono strettamente rock pochi pezzi, fra cui "Somebody got murdered" e la più conosciuta "Police on my back".
Sandinista si sposta ancor di più verso terreni inesplorati ed è più contaminato rispetto a London Calling. Le canzoni mostrano poca eterogeneità e non è un caso che la stampa musicale inglese ci sia andata giù pesante con loro, proprio per questa difficoltà nel definire unicamente l'album. In decisa controtendenza, invece, la stampa americana - soprattutto quella più alternativa di Village Voice - ne apprezzò proprio il lato più variegato e musicalmente variopinto.

Nel 1982, i Clash scalano le classifiche americane con "Combat rock", che contiene i loro pezzi forse più commerciali. "Should i stay or should i go"è un pezzo dal riff alla Keith Richards, portato alla ribalta dal celebre e già citato spot della Levi's del 1992.

"Nei Clash facciamo così. se hai più o meno scritto quel pezzo puoi deciderne cosa farne. Riceviamo una richiesta a settimana e ogni settimana democraticamente votiamo. Se raggiunge la maggioranza, quel pezzo viene usato per fare un pò di soldi per tutti. Should i stay or should i go è un pezzo di Mick Jones. Lui insisteva per concederlo ed io sono stato daccordo perchè volevo liberarmi della nostra immagine più ingombrante. Stimo gente come Jello Biafra, che rifiuta tutte le offerte mentre i suoi ex compagni lo odiano e lo trascinano ai processi perchè non vuole vendere Holiday in Cambodia alla Levi's. Ma poi penso: chi cazzo ti credi di essere? Gandhi? Ammettiamolo, è una questione di soldi. Jello ha scritto la maggior parte dei pezzi dei Dead Kennedys. Chi semplicemente esegue i pezzi, ma non li scrive, non guadagna così bene. I Dead Kennedys oggi stanno come i Clash, dobbiamo pagare il mutuo, crescere i figli. Poi arriva la Levi's e dice "Ecco 100.000mila dollari", e il bassista che ha guadagnato zero in passato vuole i suoi 20mila per una macchina nuova o per aggiustare il tetto. Io non penso che rovinerebbe la credibilità dei Dead Kennedys. Penso invece che la gente seduta a casa direbbe: questo è un pezzo fantastico, alza un pò!"
Joe Strummer - Intervista di Henning Richter (1999)

Joe Strummer scrive "Rock the Casbah" dopo aver scoperto che la musica rock è stata bandita dal regime islamico in Iran e sogna un giorno in cui un governo repressivo viene rovesciato dal popolo. Il video è girato in Texas, vicino ad un pozzo di petrolio dove un arabo e un ebreo ballano da amici in compagnia di un armadillo. Il testo contiene termini in tantissime lingue, dal nordafricano all'hindi e all'arabo, per farlo diventare un inno universale.

Nonostante il successo commerciale negli U.S.A. (per la prima volta entrano in top ten), le personalità dei singoli cominciano a scontrarsi l'una con l'altra, aumentando di fatto tensioni e contraddizioni. Strummer frequenta spesso la Grande Mela e si appassiona alla musica hip-hop, al rap, alla black music. Topper Headon, invece, viene fatto fuori per problemi di droga proprio nel 1982, seguito in seguito da Mick Jones, cacciato da Strummer e Simonon dopo un patto di fedeltà stipulato col loro manager.
Metà della band originaria era andata e, tra alti e bassi, nuove apparizioni negli spot di chitarra e batteria li faranno sopravvivere sino al 1986. Ma i Clash veri avevano chiuso il sipario già da tempo.

"Non mi piace che si facciano passare i Clash per un gruppo che ha fatto promesse e non le ha mantenute. Noi non abbiamo promesso nulla. Abbiamo solo cercato di risvegliare l'attenzione su una seria di cose che ci sembravano sbagliate. Quelle cose sbagliate esistono ancora e i Clash no. che significa? Che abbiamo perso? Non lo so. Certamente i Clash sono stati una voce forte. Se hanno cambiato la vita di una sola persona hanno raggiunto il loro scopo".
Joe Strummer

Tutto si può dire dei Clash tranne che non ci abbiano provato sul serio a cambiare quelle cose sbagliate. E il loro scopo è stato sicuramente raggiunto perchè di vite ne hanno cambiate, sempre innovandosi, sempre cercando nuove strade in cui muoversi con assoluta coerenza e senza banali scopiazzature.

Sono più di dieci anni che Joe Strummer ci ha lasciato, se n'è andato senza preavviso: un fottutissimo infarto se l'è portato via. Joe è stata l'anima pulsante dei Clash, il cuore vivo. Non ci penso minimamente a sminuire gli altri tre componenti ma non riesco proprio a pensare ai Clash senza di lui. Frontman eccelso ed irriverente, signor scrittore, aveva una mente creativa e geniale e trascinò il gruppo oltre ogni più rosea speranza e confine geografico.
Joe, ti aspettavi colo una London Calling? Per fortuna ti sbagliavi. In fondo eri proprio tu che dicevi che il futuro non è scritto...


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