19 giugno 2013



SCONTRO FRA TITANI


In origine fu Pong. Ci giocavo a casa di Mimmo, amico e vicino di casa. Quel tennis primordiale cominciò a distoglierci dalle battaglie coi soldatini o dalle sfide a calcio (con una palla da tennis...) sulla terrazza di casa sua.
Quando ebbi finalmente il mio primo computer, mi disallineavo la mente col Tetris. Giocavo e giocavo in modo alienante, andavo a dormire e dietro gli occhi, nel buio, continuavano a scorrermi le forme ad L o a T. Ci fu il tempo del Pacman e di Space Invaders ma la mia prima vera cotta fu per Prince of Persia. Me lo aveva passato Mirko, compagno delle medie a Taranto, e fu lui a svelarmi uno dei trucchi fondamentali del gioco, ovvero l'attaccarsi allo spigolo della parete dopo un salto nel vuoto. Io puntualmente mi fracassavo sulle spine appuntite, e giù bestemmie in persiano.
Quanti pomeriggi a battagliare di spada, quante lotte contro gli scheletri, quanti salti nel vuoto e momenti drammatici da rivolo di sudore freddo lungo la schiena. Quando lo finii mi sentii come Berlusconi ad un party di Playboy. Eppure ero triste, molto. Avevo terminato il gioco più bello della mia vita e si sa, ricominciare e finirlo nuovamente non ha affatto lo stesso sapore.
Come dimenticare poi i momenti col vento nei capelli a guidare la decappottabile di Outrun con la bionda al mio fianco? Come dimenticare le uncinate al cielo e le palle in testa di Pang? Ne avrei troppe da raccontare... Eppure qualcosa cambiò quando arrivarono i primi veri giochi sportivi, quelli con cui potevi scannarti con gli amici.


                        LA GUERRA FRA OASIS E BLUR

E Track & Field...? Come dite? Non ve lo ricordate? Maddai, era quel gioco di atletica in cui dovevi massacrarti il dito per correre più veloce possibile sui cento metri: ecco, vi si è accesa la lampadina, lo sapevo.
Ci giocavo a casa di Daniele, caro, carissimo amico. Le nostre sfide erano epiche. Alla fine avevamo l'indice dolorante e la tastiera era da buttare ma quanto ci divertivamo...
Le sfide continuarono poi a Football Manager e soprattutto a Fifa '98. Nel tempo sono diventato un amante di PES, al punto da gettarci metà delle mie giornate universitarie, ma Fifa è stato il primo amore, la prima lolita che ti piace e che vuole mettersi con te.
E la colonna sonora di Fifa '98 ricordate qual era? Scommetto che quando ve la dirò farete si con la testolina.
Era Song 2 dei Blur. Uuhhhuuuuhhhhh...

"Campionato inglese dei pesi massimi - Blur contro Oasis".
Così titolava il magazine inglese New Musical Express e simboleggiava bene la lotta intestina che c'era oltremanica. Il Britpop era affare loro, Evander Holyfield contro Mike Tyson, Sonny Liston contro Cassius Clay. Eppure a me sembrava più una partita a calcetto tra ragazzini infantili.
Era nato tutto in una serata alcolica in un pub di Camden. Liam Gallagher degli Oasis - che avevano da poco pubblicato il primo cd - incontrò Graham Coxon dei Blur - già al terzo album - e gli disse: "Offrimi una birra, ormai sei ricco!"
La risposta non fu certo oxfordiana: "Vattene, siete solo delle merde, dei rompicoglioni del nord!"
Da lì fu un susseguirsi di frecciate e polemiche, per la gioia della stampa. Il match definitivo si tenne durante l'estate del '95, in contemporanea uscivano i loro nuovi 45giri. I campioni in carica erano i Blur che con "Parklife" erano saliti in vetta alle classifiche. Insomma, avevano lo scudetto cucito sul petto.
Gli sfidanti, scalcianti e spudorati, avevano pubblicato solo il bellissimo "Definitely Maybe", dove spiccavano "Live forever" e "Supersonic", diamanti purissimi.
La maggior parte degli scommettitori davano Damon Albarn e soci vincenti ma non mancava chi puntava sugli sfidanti.
Entrambi i gruppi sapevano come far parlare di sè anche se i fratelli Gallagher in quanto a carisma non avevano eguali. E anche in quanto a sbronze moleste e polemiche accese, che avevano toccato il limite nelle parole di Liam: "Non odio tutti i Blur ma Damon Albarn e Alex James si, assolutamente: spero che prendano l'AIDS tutti e due e muoiano". Diplomatico.

All'inizio i fratelli di Manchester devono masticare amaro. I Blur sfruttano la fama e il successo passato e piazzano più copie, anche perchè "Country House" dei Blur ha più appeal della gallagheriana "Roll with it". Il primo tempo termina 2 a 0, doppietta di Damon Albarn e tutti a bere un thè, o meglio un paio di lattine di birra.
Gli Oasis non ci stanno, ripartono all'attacco e dopo aver preso le misure, segnano gol in serie. Quando esce, "(What's the story) Morning Glory" si mangia in un sol boccone "The Great Escape".
L'album diventa un successo in tutto il mondo grazie ad una serie impressionante di hit da leccarsi i baffi - da "Wonderwall" a "Don't look back in anger"- e rimanendo in classifica per tre anni: gli Oasis sono in paradiso. Quello dei Blur, desolati, sparisce ben presto dai radar delle chart inglesi.
E' una goleada per i fratelli terribili della musica inglese ma lì, come per un terribile incantesimo, il britpop muore. Si, ha toccato il suo punto più alto e comincia a boccheggiare, poi si accascia ed esala l'ultimo respiro, come un balena spiaggiata.
I Blur si muoveranno verso nuovi orizzonti e Albarn riabbraccerà il successo con i Gorillaz, il suo nuovo progetto.
Al contrario Liam e Noel pubblicheranno il contrastato "Be here now". Fu un successo di pubblico, grazie all'immediata presa di canzoni come "Stand by me" e "All around the world" (io ho sempre amato "Dont' go away"...), ma mancava qualcosa. Il gruppo era stato stritolato dall'enorme successo e invece di evolversi, aveva fatto un passo indietro.

""Mi voglio prendere una giusta pausa. Perchè incasinare le cose quando hai fatto qualcosa di buono? Guardate cosa è accaduto dopo '(What's the story) Morning Glory?': una stronzata come 'Be here now'!
Noel Gallagher - 2012

Noel ha più volte rinnegato quel loro terzo album e, durante i loro tour mondiali, pochissime volte ne hanno suonato le canzoni. Lo hanno spesso chiamato "L'album Cocaina" per le dosi massicce di polvere bianca di cui facevano uso a quel tempo.
Negli anni sono seguiti altri lavori, pieni di cose buone e meno buone, sino alla clamorosa scissione che ha riportato i fratelli a nuova vita. Per alcuni un autogol, per me la loro più grande vittoria.
Sarò sincero, "Noel Gallagher's High Flying Birds", l'album di Noel da solista, è un signor lavoro. Finalmente libero dalle pressioni dell'industria Oasis, ha lasciato finalmente spazio alla musica, a suonare ciò che davvero avrebbe voluto suonare, fregandosene di comporre il pezzo da stadio o di accontentare i fan.
Se lo avesse fatto con quindici anni di anticipo parleremmo di un'altra storia, ancora più scintillante.
Intanto è uscito il nuovo album dei Beady Eye, il nuovo progetto di Liam, il vecchio frontman. Che dire, il primo album non mi è piaciuto granchè, speriamo che il secondo regali più luce.


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