30 ottobre 2013

E' QUELLO CHE SAI CHE TI UCCIDE O E' QUELLO CHE NON SAI?




Quando uscii dal cinema dopo aver visto "Le ali della Libertà" e "La leggenda del pianista sull'oceano".
Quando Roberto Baggio segnò il pareggio alla Nigeria ad U.S.A. '94.
Quando ho sentito per la prima volta "Sole spento" dei Timoria per radio.
Quando hanno pubblicato le mie poesie. 
Quando mi distesi sulla spiaggia di Dubai, la pelle all'ombra delle palme e lo sguardo sull'infinito rifrangersi del blu sul bagnasciuga.
Quando ho stretto la mano ad Enrico Ruggeri.
Quando rividi dopo due anni il cane di mio nonno e lui mi riconobbe subito, impazzendo ed abbracciandomi.
Quando ho ascoltato "Tutti i miei sbagli" dei Subsonica a Sanremo.

Soffi di vita arrivati da un amico immaginario chiamato destino. Brividi sottopelle che sono lì ancora adesso.
Era la tarda primavera di tanti anni fa quando MTV, invece di mandare le sue solite vaccate modaiole, decise di passare "Non è per sempre" degli Afterhours. Era poco prima di cena e, alla fine del pezzo, avevo la pelle d'oca. Quell'amico immaginario mi disse "non sono immaginario" e mi fece un altro regalo.
Li conoscevo già, da quando ondeggiavano ipnotici nel video di "Voglio una pelle splendida". Mi ero innamorato alla follia della loro Marylin, ripresa poi splendidamente da Mina, ma da lì cominciai a perdermi nei testi di Manuel Agnelli: spesso labirintici, mai rassicuranti, talvolta accoglienti come carta vetrata.

  TRE VOLTE DENTRO GLI AFTERHOURS - di A. Vanzelli, D. Pace e V. Possidente


La mia pelle tornò d'oca quando ascoltai "Quello che non c'è", album di transizione eppure talmente intenso da profumare l'ascolto di regali bellissimi per l'animo, per poi morirti sulle labbra.

"Ballate per piccole iene" la pelle me la squarciò completamente, e tuttora rimane il disco che preferisco della band. Pochi mesi fa ho letto un'intervista in cui Agnelli non lo citava tra i suoi lavori preferiti, eppure credo che la loro carica malata venga fuori maggiormente proprio in quell'album. E' una voragine di fiori marci eppure così belli da stordirti, una vertigine di suoni e parole che regalano capogiri.
Non li ho mai visti dal vivo e quella è una vertigine negativa che dovrò presto cancellare, sicuro però che il destino mi regalerà un nuovo soffio di vita da aggiungere all'elenco, quello si "per sempre".  AV


"Aò, sveglia! Sveglia!!"
Stavo sognando, una bionda nuda davanti e una bionda ghiacciata in mano. L'operaio, con i suoi modi oxfordiani, mi rovina quell'onirico nirvana. C'è da raccogliere velocemente le nostre cose e io e i miei compagni di avventura liberiamo in pochi minuti la strada al passaggio del tir. In fondo, dormire davanti all'ingresso del campo sportivo di San Severino Lucano era stata l'unica soluzione ragionevole. E dire che non era nemmeno il posto più strano in cui ci eravamo accampati in quei giorni...
Ancora rintronato e con la bocca impastata di saliva alcolizzata dalla sera prima, mi incammino dietro agli altri, fermandomi un attimo assorto: guardo il campo e penso al palco che ospiterà fra qualche ora.
La giornata sfugge via tracannando casse di birra e sorrisi, mentre il piccolo paese ai piedi del Pollino viene invaso da orde di appassionati di musica, che tra gli indigeni del posto scatenano un'insana voglia di scatarrarci su.
Vibranti di euforia, torniamo al campo: il palco è già lì ad aspettarci. Con le buone maniere - leggasi cortesi spintoni - riusciamo a conquistarci una prima fila alle transenne.
Sono pronto ad assistere al mio primo concerto degli Afterhours, e non solo il solo... Accanto a noi ha preso posto una ragazzina accompagnata dai genitori che, con fare insistente, li invita ad andarsi a fare un giro per le bancarelle e ad andarsi a mangiare un panino. Peccato, mi sarebbe piaciuto pogare con la madre...
L'attesa ci consegna un meraviglioso set degli One Dimensional Man, che fa salire in noi la voglia di muoversi e cantare.
E alla fine eccoli. Entrano alla spicciolata e Giorgio Prette prende posto alla batteria. Inizia a picchiarla ed allora arriva Manuel, in completino di pelle nera.
Il ruggito di Agnelli attaccando "Dea", dopo aver chiesto silenzio.
La chitarra spaccata prima di "Male di miele".
I suoi pantaloni lacerati dopo essersi rotolato a terra durante "Bungee Jumping".
Manuel che con nonchalance si suona la paletta della chitarra in faccia.
Gli insulti ad una ragazza che, con voce stridula, lo chiama e viene paragonata ad un merlo indiano.
Sono solo alcuni frammenti di un concerto durato poco più di un'ora e che ha concluso degnamente una settimana in cui ho tenuto per mano la felicità.  DP


"God is sound."
Questo recitava la maglietta di Manuel Agnelli al loro ultimo concerto a cui ho assistito. Il primo risale al 2004 e lo ha appena raccontato Donato, compagno di concerti, cassette e cd masteriz... ehm, scambiati.
L'ultimo? Un paio di mesi fa, la doppia esibizione al Traffic Festival, e in mezzo tante altre volte, tantissime altre emozioni, sensazioni, amori.
Non parlo solo di innamoramento artistico - quello che da un decennio e più te li fa seguire, anche quando sperimentano con "I milanesi ammazzano il sabato" o quando Agnelli cerca malamente di imitare Demetrio Stratos (non lo fare Manuel, per favore...). Parlo proprio di amore, quello vero, quello decantato dai poeti e che fa girare il mondo, anche solo nella sua accezione più fisica...
Si perchè musicalmente loro per me sono un pò come i tuoi più cari amici a cui fai conoscere la nuova ragazza che frequenti: se non supera il loro giudizio, tutto potrebbe essere messo in discussione.
"Sai", le dici, "suonano gli Afterhours, che ne dici di andarli a vedere?" ed aspetti la risposta con trepidazione, perchè magari lei comincia a piacerti. Se poi condivide anche questa tua passione, beh, siamo a cavallo.
Elencarle tutte è un riassaporare cose buone e lascio fluire i ricordi, come musica.
La tournèe di "Ballate per piccole iene" fatta prima dell'uscita dell'album, con le canzoni ascoltate in anteprima dal vivo, stretti l'uno all'altra. Peccato che fossimo in tre, avrei fatto volentieri a meno del suo ragazzo...
Ricordo poi quella volta in cui - beata gioventù - affidai a lei i miei fidi occhiali e mi tuffai nell'occhio del ciclone del pogo, strappandole un sorriso lucente.
E che dire del Traffic 2008 in cui i milanesi hanno duettato con Patti Smith? Ero con la ragazza giusta al momento giusto, peccato non aver trovato il coraggio di farmi avanti.
E infine l'ultimo - di coppia - in cui ho dovuto insistere a oltranza, ma conservo con gelosia lo splendido momento di lei - bella come la migliore canzone degli Afterhours - che mi ringraziava per averla portata lì quella sera.
Negli anni ci sono state canzoni ascoltate al telefono, mp3 messi su chiavetta (che equivale a quando registravi le cassette per la prima fidanzatina), cd e biglietti regalati, treni e mezzi notturni presi e persi. Ricordi, passioni e brividi lungo la schiena. Non credo in "God is sound", credo nell'amore e nel vibrare all'unisono per la stessa ottima, dannatissima musica.
"Love is sound". Mi sa che ne faccio una maglietta e gliela regalo ad Agnelli al prossimo concerto.  VP


1 commento:

Unknown ha detto...

e bravi i compagni musicali....