22 febbraio 2014

SANREMO 2014: LE PAGELLE DEI DUETTI





I migliori Festival spargono ricordi profumati come petali di rosa. Al Festival 2014 non cresce nemmeno l'erba. Gli ascolti vanno a sud (lievemente meglio ieri sera) e Fazio - un fascio di nervi - ha capito che la barca rischia la deriva. Il picco d'ascolto della serata del giovedì si è segnato con Renzo Arbore, testimonianza di come il target di pubblico sia quello dei pensionati. Di giovani davanti alla tv manco a parlarne. Con ospiti dai 70anni in su (vecchi già per un'edizione degli anni '90) non è difficile immaginarlo: siamo al revival della nostalgia di seconda mano.
La prima classifica ha premiato Francesco Renga, davanti ad Arisa e ad un Renzo Rubino che in pochi si sarebbero aspettati lì. La cosa puzza di call center ben remunerati, conoscendo la mobilitazione riguardante alcuni big dei loro fan club (anche sui social). Forse sono io che vaneggio, non so, ma la sua canzone la vedo proprio debole.
La serata del venerdì ha regalato qualche raggio di sole, ma fa specie vedere come alcune delle cose migliori arrivino dai giovani. Uno schiaffo morale a tanti big in gara.

               SANREMO 2014 - PROMOSSI E BOCCIATI DELLA QUARTA SERATA

La serata prende il via con un elegantissimo Marco Mengoni. Non una parola, niente saluti vezzosi o sorrisi: un cenno al direttore d'orchestra e parte una gentilissima "Io che amo solo te" di Sergio Endrigo. Mengoni può piacere o meno ma con abiti musicali di questo genere, sembra davvero uscire da un'edizione di cinquant'anni fa, quando Sanremo era davvero Sanremo.
Credo che miglior complimento non possa fargli, e spero che in futuro sfrutti al meglio la sua incredibile voce per un pop di maggior classe rispetto a quello - non sempre centrato - che fa attualmente.
La serata dei duetti ha inizio con:

Perturbazione e Violante Placido - "La donna cannone" di Francesco De Gregori: Lei indossa un vestito di pizzo buono per un porno di classe (e che sfigura di fronte alla raffinatezza di Andrea Mirò, che dirige l'orchestra) e non lascia molto all'immaginazione. Per una che vuol mettersi in mostra vocalmente e punta a sfondare nella musica, non ha capito nulla.
Il suo seno e le sue cosce tolgono attenzione alla cover che già di suo vola basso. Nonostante gli archi, la riproposizione infatti è moscia e arrangiata in modo scolastico. E non ci vuole un genio per capire come la partecipazione della Placido (decisa a tavolino dal loro manager, il che la dice lunga sulla spontaneità del duetto) non aggiunga nulla allo spettacolo musicale. Spero che De Gregori stesse guardando altrove. Voto: 5

Francesco Sarcina e Riccardo Scamarcio - "Diavolo in me" di Zucchero: Tocca alle femminucce lustrarsi gli occhietti (anche se la bassista...). L'ex leader delle Vibrazioni ha puntato sull'amico Scamarcio e qualche dubbio in partenza lo nutrivo. Invece Scamarcio non canta e si accomoda alla batteria, tenendo bene botta al pezzo di Sugar Fornaciari. Un Sarcina molto rock parte con una risata malefica ad effetto e, nonostante una piccola sbavatura vocale nel finale, è a suo agio, lanciandosi anche in un assolo di elettrica. Non ho mai amato le cover fedeli all'originale ma l'esibizione è godibile. Voto: 6+

Frankie Hi NRG con Fiorella Mannoia - "Boogie" di Paolo Conte: Mengoni ha riportato le lancette al Festival dei nostri genitori e sempre da lì sbucano Frankie Hi NRG e Fiorella Mannoia, elegantissimi: una coppia che funziona. Il rapper gira bene anche da navigato crooner, preso per mano da una Mannoia scatenata. Stupiscono per la semplicità con cui si muovono su spiagge musicali mai percorse e c'è persino un balletto da film anni '50. L'orchestra sembra finalmente divertirsi, quasi stupita da tanta grazia. Finalmente uno squarcio di luce, e lo spettacolo respira a pieni polmoni. Voto: 7+

Noemi - "La costruzione di un amore" di Ivano Fossati: Ennesimo vestito improbabile, cascano le braccia. Dov'è il duetto? Un punto in meno.
Sceglie una canzone enorme, perdendo malamente il confronto: la partenza è nuovamente falsa ma è tutta l'esibizione a balbettare. Sinora una delle peggiori dell'intera competizione. Involuta. Voto: 4,5

Francesco Renga e Kekko dei Modà - "Un giorno credi" di Edoardo Bennato: Speravo di sbagliarmi, lo speravo con tutto il cuore. Niente: marchetta pensavo e marchetta - spudorata - è stata.
"Sarai il mio primo ospite negli stadi quest'estate.", dice Kekko ancor prima della canzone e lo spot è servito. Che tristezza...
Mi sarei tappato il naso su tutto ciò di fronte ad una grande esibizione di coppia e invece neppure quello. La loro cover è sciatta dall'inizio alla fine, con tanto di ennesima ruffianata chiama-applausi a metà canzone ("Kekko!", "Francesco Renga!" gridato ad alta voce durante l'intermezzo orchestrale). Senza verve anche il finale e l'effetto karaoke domina. Renga con quella voce può cantare anche il depliant dell'Auchan, ma ieri l'ha lasciata in camerino. Passerella pubblicitaria. Voto: 4

Dopo una magia di Silvan che era vecchia già nel '56, tocca a:
Ron - "Cara" di Lucio Dalla: Versione molto delicata, Rosalino corre tra le emozioni del passato, riuscendo a non sgualcire l'originale. Voto: 6,5

Arisa con i Whomadewho - "Cuccuruccucu" di Franco Battiato: Spero che Renga - che battaglia con Arisa per la vittoria finale - abbia preso appunti: questo è un duetto! La cantante lucana lascia da parte le furbizie promozionali e sceglie uno sconosciuto gruppo danese, confezionando un gioiellino. Ottima Arisa, cover - da ascoltare e riascoltare - al bacio. Voto: 7,5

Il Festival poi vive un momento di grande eleganza, grazie a Gino Paoli e Danilo Rea: nonostante l'età, quando c'è della buona musica mi tolgo sempre il cappello e ammiro.

Tocca ai giovani e la curiosità si ridesta. Parte Diodato (voto: 7) con la bella "Babilonia", elogiata persino da Eros Ramazzotti sui social nei giorni scorsi. La canzone è coraggiosa e sfugge ai canoni sanremesi. Il crescendo è d'impatto e il ragazzo canta da veterano. Ogni singolo applauso è meritato.
Zibba, con la sua "Senza di te" (voto 5), continua a non regalarmi emozioni. Musicalmente è scontata e il testo viaggia su immagini stereotipate ("Senza di te un mondo senza le canzoni... Un'estate senza il mare").
"Nu juorno buono" di Rocco Hunt (voto: 6) ha buone intenzioni, ma il testo è infarcito di retorica e non mi convince appieno. Allegra come andamento, così così nell'insieme. Il ragazzo mostra stoffa, quello si: piccoli Frankie Hi NRG crescono.
The Niro lo avevo perso per strada dopo un esordio fulminante. Lo ritrovo con piacere con "1969" (voto: 6,5), canzone in cui è lui sino alle viscere. Con temerarietà ha mantenuto il suo abito musicale, senza cambiare una virgola: a me piace. Insomma, una bella lotta tra i nuovi virgulti.

Dopo un inutile monologo di Zingaretti, in scena sale Riccardo Sinigallia, travolto dalle polemiche: il suo pezzo non sarebbe inedito (lo ha eseguito dal vivo la scorsa estate, ci si chiede chi lo abbia tradito...). Testa tra le spalle, sembra un cucciolo impaurito e suscita tenerezza. Spiega le sue ragioni quasi commuovendosi e c'è della genuinità nelle sue parole. Non farà ricorso e Fazio, da signore, dice che lo farà cantare ugualmente fuori concorso. Non avendo chance di vittoria, questo clamore porterà luce alla sua bella canzone: bene così!
Tocca a:

Raphael Gualazzi e The Bloody Beetroots con Tommy Lee - "Nel blu dipinto di blu" di Domenico Modugno : Finalmente canta anche l'uomo mascherato, che si alterna al microfono con Gualazzi. L'esibizione funziona, ma vedere Tommy Lee suonicchiare la batteria come un session man qualunque fa male al cuore: come avere una Lamborghini e uscire solo per andare a fare la spesa all'angolo. Voto: 6

Cristiano De Andrè canta "Verranno a chiederti del nostro amore" di Fabrizio De Andrè : Mi è difficile essere obiettivo, è una delle mie canzoni preferite, a livello letterario ha schiaffi che fanno male. Cristiano se ne frega del paragone e se non vince, riesce almeno a strappare un pareggio col suo ingombrante passato. Sembra quasi abbia chiuso una porta che cigolava da tempo e va via con gli occhi lucidi. Voto: 7

Renzo Rubino e Simona Molinari - "Non arrossire" di Giorgio Gaber : Un grande classico della canzone tricolore e Rubino, accompagnato dalla sensuale e bravissima Molinari, la tocca con la giusta grazia. Voto: 6+

Giusy Ferreri con Alessandro Haber e Alessio Boni - "Il mare d'inverno" di Enrico Ruggeri : Alessio Boni scende la scalinata interpretando la prima strofa, quasi fosse un testo teatrale. Trascurabile. Lascia poi posto ad un emozionatissimo Haber, tranquillizzato dalla Ferreri con una mano sulla spalla. Vocalmente funzionerebbero anche, ma non c'è chimica: vanno platealmente fuori sincrono per colpa di un Haber che sembra un pesce fuor d'acqua (e che sbaglia spesso l'attacco). Confidavo molto in questo duetto ma alla prova dei fatti, la Ferreri - lei brava, niente da dire - non poteva scegliere peggio. Voto: 5-

Antonella Ruggiero con i DigiEnsemble Berlin - "Una miniera" dei New Trolls : Non conoscevo questo ensemble, suonano con i tablet: una esibizione davvero curiosa. L'orchestra stavolta assiste in silenzio e l'effetto, oltre che curioso, è anche di grande piacevolezza. In un Sanremo carico di vecchiume sembrano alieni. Il resto lo fa la superba voce della Ruggiero, in un misto di classicismo e modernità. Voto: 6,5

Giuliano Palma e la sua Orchestra - "I say i' sto ccà" di Pino Daniele : Palma abbandona gli stilemi ninazilliani e torna a casa, il sound è infatti Bluebeaters. Le cover sono il suo pane e la sua versione è apprezzabile, ma avrei scelto qualcosa di più movimentato e vivace. Senza infamia e senza lode. Voto: 6-

Riccardo Sinigallia con Paola Turci, Marina Rei e Laura Arzilli - "Ho visto anche degli zingari felici" di Claudio Lolli : Il duetto che in molti aspettavano con maggiore interesse lo hanno piazzato a bordo serata, in Rai ci vedono sempre lunghissimo. La loro cover, in un continuo intrecciarsi e stringersi di voci, è soffice ed è vita che entra. Voto: 7


Il primo vincitore della kermesse è Rocco Hunt che trionfa tra i giovani davanti a Diodato. Zibba si consola alla grande con il Premio della Critica "Mia Martini" e il Premio della Sala Stampa "Lucio Dalla".
Con qualche duetto più succulento e ospiti migliori (anche Brignano ha deluso), la serata sarebbe potuta essere la migliore del Festival. Ormai ci si accontenta di poco, invero. Gli ascolti tornano a salire e stasera c'è il gran finale, con Renga che continua a essere il favorito da battere.
E' triste però pensare come il Festival debba ancora finire e delle scorse serate non c'è traccia nella memoria. Speriamo che almeno restino le canzoni...

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