20 febbraio 2014

SANREMO 2014: LE PAGELLE




Si riapre il sipario sul Festival e vestita in modo elegante riappare la medesima ospite della prima serata: la noia. Un recidivo Fazio non ha fatto tesoro dei risultati e dei giudizi del debutto: prima una scandalosa marchetta per la nuova fiction Rai di Claudio Santamaria, poi ennesimo rischio infarto con le gemelle Kessler a sgambettare sul palco. Più che noia, siamo all'irritazione.
Il Festival di Fazio sembra in tutto e per tutto un'edizione di Baudo: cavallo pazzo, tempi dilatati, pubblicità a questo e pure a quell'altro, cast altalenante, ospiti discutibili e persino l'imitazione di Fazio - moscissima - dello stesso Pippo nazionale. E ad una sciatta copia preferisco sempre l'originale.

          SANREMO 2014 - PROMOSSI E BOCCIATI DELLA SECONDA SERATA

Barcollando in tacco 12 e col rossetto sbavato arriva la musica. Ci pensa Francesco Renga a portare aria nuova. "A un isolato da te" (voto: 7,5) è un lentone dal taglio classico, cucito con certosina grazia appositamente per la sua voce. Parte in modo gentile, camminando a piedi nudi su un prato, prima di crescere ed esplodere, sorretto da un arrangiamento talmente perfetto che vorresti subito riascoltarlo.
Lui va sempre più su, con la serenità di chi si sta divertendo, come se cantare per primo a Sanremo fosse la cosa più naturale del mondo. Ieri Arisa aveva lasciato la vittoria all'emozione, cominciando in modo a dir poco timido. Altra pasta, la classe non la si trova al mercato dell'usato.
"Vivendo adesso" (voto: 7-) prende il via in modo delicato, ma smuove subito le acque, battendo su ritmi diversi. Il testo lo ha scritto Elisa, eppure non se ne sente il retrogusto, ed è un pregio: significa che si è calata perfettamente nei panni di un autore distante dal suo background.
Il tappeto orchestrale è più arioso e prima che termini la sua esibizione, già si è capito che è il primo artista a proporre sul serio due brani di altissimo livello, non uno come tutti gli altri. La differenza tra il fuoriclasse e i terzini (e in gara ce ne sono troppi) è fin troppo chiara. "A un isolato da te" è immediata e a Sanremo poteva avere più assi nella manica, ma passa "Vivendo adesso" col 56%.

"Ma sei tu o sei Arrigo Sacchi?", scherza Luciana Littizzetto presentando Giuliano Palma, il secondo artista in gara. Elegante e con gli immancabili occhiali da sole, lancia subito "Così lontano" (voto: 7-): appena parte sembra di sentire Nina Zilli, che infatti co-firma il pezzo.
Le atmosfere sono retrò, molto anni '60, ma - nonostante i miei dubbi sul suo passato da solista - il sound è piacevolissimo e strizza subito l'occhiolino a chi ascolta. La musicalità è diversa da quanto ascoltato sinora e questo è un pregio, senza contare l'appeal che avrà in radio. La pecca è che è spudoratamente Nina Zilli-style, sembra un reprise di "50mila", la hit che avevano cantato insieme. Evidentemente la coppia funziona.
"Un bacio crudele" (voto: 5) parte come "You can't hurry love" delle Supremes. Vi ricordate chi ne aveva fatto la cover in "L'amore verrà"? Si, proprio Nina Zilli. E se sulle prime questo continuo accostamento al sound della popstar di Piacenza mi aveva fatto piacere, con questo bis le scatole mi sono un pò girate. In più la canzone è allegra ma il ritornello non ha forza. La musica veleggia sugli stessi binari dall'inizio alla fine, e l'effetto noia è già dietro l'angolo. No, meglio la prima, e infatti in finale ci va "Così lontano".

Mi aspettavo molto da Noemi, ma non che si vestisse come un personaggio di un cartone animato giapponese di fantascienza: look (non è quello dell'immagine qui a fianco, non fatevi ingannare) che definire azzardato è un eufemismo. "Un uomo è un albero" (voto: 4,5) prende il via con una falsa partenza: Noemi è bloccata dall'emozione e si gioca subito un jolly. Si riprende sul ritornello, liberando la sua bella voce. Il pezzo però è davvero poca cosa, portandola fuori carreggiata. Una delle peggiori esibizioni viste sinora.
"Bagnati dal sole" (voto: 6,5) volta subito pagina: i colori sono totalmente differenti, più nelle sue corde. Musicalità più popolare, con una melodia che infonde cose buone.
Mi è piaciuto pochissimo il suo atteggiamento, da guascona: "Grazie!", "Uhhh!", "Posso chiedervi di alzare le mani?", il tutto a pezzi in corso... Ma dove siamo, a Domenica In? O forse pensava di essere a The Voice, dove fa la giurata? Ha cercato di fare la simpatica, non riuscendoci per nulla, proprio perchè fuori contesto. L'ultima serata lo avrei capito, liberi le briglie per sporcare di vitalità l'esibizione, ma la prima sera non ha senso, è una forzatura bella e buona. "Bagnati dal sole" però è molto orecchiabile e funzionerà, infatti si guadagna la finale senza particolari difficoltà.

E' il momento della più grossa scommessa di Fazio, quel Renzo Rubino l'anno scorso in gara tra i giovani. "Ora" (voto: 5) è frizzante, ma nell'insieme conferma ancor di più che Rubino, come big, su quel palco non ha ragione di essere, uno dei terzini di cui parlavo prima. Di voce ce n'è poca e le movenze alla Lucio Dalla e alla Sergio Cammariere spingono a paragoni pericolosi.
Più adatta alle sue corde è "Per sempre e poi basta" (voto: 5,5): manda il pubblico in visibilio, lasciando me molto dubbioso. Evidentemente di parenti in sala ce n'erano parecchi...
Musicalmente funzionerebbe anche, certo meglio della prima, e lui è più sciolto, ma viene scartata: passa "Ora" col 53%.

Momento terza età (quarta?) con Franca Valeri, un monumento dello spettacolo italiano, ma ha 93anni, novantatre!
Non capisco Fazio: ha chiamato a raccolta una serie di mummie, confezionando uno show scadentissimo, invece di puntare su nomi nuovi che sicuro avrebbero dato più brio. Se poi aspira a far morire qualcuno su quel palco per rimanere per sempre negli annali è un altro discorso...

In gara appare uno dei veterani: Ron torna in gara dopo la poco fortunata partecipazione al Sanremo 2006.
"Un abbraccio unico" (voto: 5) bacia la tradizione, restando tuttavia piatta troppo a lungo. Ha un unico momento arioso, di grande atmosfera ma sembra un gol sbagliato a porta vuota. L'unico pensiero infatti è stato: "Che ci va a fare a Sanremo se deve portare pezzi così poco coraggiosi?"
E invece con la seconda proposta mi stupisce piacevolmente: "Sing in the rain" (voto: 6+) è un godibilissimo folk-country, esile come un filo di nylon ma dal sound che fa subito muovere il piedino a tempo. Finalmente qualcosa di meno consueto, e lui coinvolge e si lascia coinvolgere, nonostante siano sentieri musicali da lui poco battuti. Non male, davvero non male, e il pubblico lo premia: passa "Sing in the rain".

"Si sente l'attesa", dice Fazio presentando uno dei grandi del pop italiano. Il pubblico aspetta Claudio Baglioni (voto: 7) e lui si presenta con un completo nero bruttino. Ma è la musica a dover parlare e Baglioni passa in rassegna i suoi grandi successi, con grazia e delicatezza, senza strafare.
Come si può dir male di Baglioni? L'esibizione non conosce sbavature, ha la carica di un teenager, passa da uno strumento musicale all'altro senza battere ciglio e con un talento musicale ancora cristallino. Poi ascolti il nuovo singolo "Con voi" e capisci ancor di più perchè è sulla cresta da quattro decenni. Niente da dire, tanto di cappello!  

Riccardo Sinigallia è un'altra scommessa di questa edizione, ma io nutrivo ben pochi dubbi: ad avercene di autori di tal bravura. "Prima di andare via" (voto: 7,5) ha subito flash abbaglianti di Tiromancino, ma lui e la sua compagna Laura Arzilli erano - con ruoli differenti - nel primo nucleo del gruppo insieme a Federico Zampaglione, quindi quello è sempre il loro sound.
Qui e là infatti affiora "La descrizione di un attimo", ma la canzone ha i carati di un diamante puro ed è interpretata coralmente in modo splendido. Il sound semplice, con tanto di assolo di elettrica, resta subito ancorato addosso e questo si sa, è sempre un ottimo segno.
"Una rigenerazione" è meno minimale della prima. Gli echi sono battistiani, sia nell'arrangiamento che nella vocalità, ma anche in questo caso il paragone è azzardato. Uno dei pochi casi in cui mi sono piaciute entrambe le proposte presentate.
Com'era prevedibile passa "Prima di andare via" e Sinigallia sussura un "Wow!", esultando. Ed esulto anche io, è una canzone che merita le attenzioni della gente.

Rispetto a Giusy Ferreri è andata meglio a Francesco Sàrcina, che riesce a cantare un quarto d'ora prima della mezzanotte. Anche lui in completo nero, piazza subito un'ottimo diritto lungolinea: "Nel tuo sorriso" (voto: 6,5) sfrutta bene tutte le cartucce dell'orchestra, in particolare gli archi. Ballata di stampo tradizionale (dedicata al figlio Tobia) che funziona bene da subito sul refrain. Quando entra la chitarra elettrica, mi sorge un dubbio: perchè portare un pezzo che profuma così tanto de "Le Vibrazioni"? Si, perchè il respiro è proprio quello, identico. Intendiamoci, la canzone è piacevole, ma a differenza dei suoi primi singoli da solista (molto diversi da quanto fatto nella sua prima vita artistica), qui torniamo a qualcosa di già sentito.
"In questa città" (voto:6,5) è più briosa. Pur non pestando sul rock ha più ritmo e non dispiace affatto. Nulla di innovativo o sperimentale, ma c'è piacere nell'ascoltarla. Menzione speciale per gli arrangiamenti, perfettamente a fuoco. A pelle preferisco "In questa città" ma la gente - era scontato - ha premiato il brano più sanremese: passa "Nel tuo sorriso".

La serata scivola via, con l'eleganza pianistica di Rufus Wainwright (che come Cat Stevens omaggia i Beatles) e con i primi giovani in gara. Si esibiscono nell'ordine: Diodato, Filippo Graziani, Bianca (voto: 3 a chi l'ha vestita) e Zibba. Passano il turno Diodato con "Babilonia" (che parte con un filo di voce e cresce pian piano, convincendo e strappando applausi meritati) e Zibba con "Senza di te". Un'ombra di delusione mi resta addosso: la canzone di Filippo Graziani mi piaceva molto.


Ascolti a picco per la seconda serata. La partita del Milan in Champions a braccetto con la noia hanno affossato i dati di ascolto. Ma Fazio sa come uscirne, infatti stasera arriva l'ennesimo ragazzino a tirar su la situazione, Renzo Arbore... Un giorno in Italia si capirà che bisogna spingere il nuovo che avanza, invece di celebrare all'infinito il vecchio visto,sentito e bello che andato.

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