12 marzo 2014

ASPETTANDO APE REGINA





Non sono più un ragazzino, ormai anche i concerti vanno ponderati. E come un ciclista in là con gli anni, che prepara poche ma importanti gare, il concerto dei Marlene Kuntz rappresenta una di quelle occasioni da non fallire.
Un rockissimo panino con la salsiccia, varie birre all'immancabile camioncino lungo la strada e qualche amaro al baretto: ecco le tappe di avvicinamento al Sonar di Colle Val d'Elsa. L'aria fredda e l'attesa in coda per comprare il nostro agognato biglietto infliggono il colpo di grazia alla mia voce, rendendo sicuramente più confortevole il live ai miei vicini di gomito tra il pubblico, che risulta assai numeroso e ben stipato ai piedi del palco. Per una volta non c'è nessun energumeno a sporcarmi la visuale ed è una piccola ma sottile goduria.
Inganno l'attesa con due chiacchiere con il beone di turno, con cui discuto su quanto sarebbe deleterio/bello un inizio con "Ape regina" e "Sonica". Conveniamo insieme che un'eventualità del genere segnerebbe all'istante la fine del nostro concerto.

  MARLENE KUNTZ - SONAR DI COLLE VAL D'ELSA - 08.03.2014 di Donato Pace

Il primo ricordo tangibile sulla alternative/noise band cuneese lo associo a Riccardo, un caro amico. Li conoscevo già ma è stato lui il mio spirito guida nel viaggio musicale che me li ha fatti conoscere ed amare. Sarebbe stato bello averlo qui, a goderci insieme questo momento. Sono perso nei miei flashback quando Lagash, col suo fedele cappello, e Luca Bergia si materializzano sul palco in modo improvviso, lasciandoci spiazzati: non ci si è nemmeno resi conto da dove siano spuntati.
E così la febbre sale e il pubblico inizia a cercare il resto dei componenti della band, che alla spicciolata raggiungono i loro compagni da una porticina ai piedi del palco. 
Riccardo Tesio, che al solito concede poco al look, accende "Nella tua luce", la canzone che dà il titolo all'ultimo album dei Marlene (che viene suonato per intero). "Seduzione" e "Giacomo Eremita" segnano un cambio di passo, con le chitarre che si ergono a protagoniste.
E' la loro festa e "Adele" viene dedicata a tutte le donne, e quando Cristiano Godano è già una maschera di sudore parte "Il genio (L'importanza di essere Oscar Wilde)", a cui segue "Senza rete" che chiude il cammino attraverso l'ultimo lavoro di studio.

Il pubblico - che sugli ultimi due brani ha cominciato a scaldarsi, e non solo vocalmente - è pronto per un tuffo nel passato. Si parte con le atmosfere introspettive di "Schiele, lei, me" ed "Aurora". L'atmosfera muta all'istante quando inizia "A fior di pelle", che canto a squarciagola attentando alle mie già provate corde vocali, per poi farmi accarezzare da una versione di "Io e me", tratta da "Ricoveri virtuali", che ci restituiscono i Marlene di "Catartica".
La prima parte del set si chiude con "Infinità", che ballo romanticamente con la mia ragazza, come se stessero suonando solo per noi.
La seconda parte è un concentrato di vivide emozioni. Godano e compagni ci regalano "Cara è la fine", su cui mi gioco quel poco di ugola rimastami, che lascia il posto ad una perla a me assai gradita come "Mondo cattivo", che ogni volta mi riporta alla mente gli innumerevoli viaggi in macchina passati a cantarla. E infine "Come stavamo ieri" ed "Uno", con cui ci salutano e lasciano il palco.
Dal pubblico, però, qualcuno grida a gran voce "Ape regina! Ape regina" e quando ormai nessuno ci credeva più, ecco che escono di nuovo per accontentarlo ed accontentarmi (e li ringrazio per non averlo fatto come primo pezzo).
Ormai, come un novello mimo, posso solo far finta di emettere dei suoni, ma mi diverto non poco nel pogo giovanile che si scatena sulla "fossa e le ossa, un mucchio penoso sui vecchi guai".
Il concerto si chiude in bellezza con "Bellezza" (gioco di parole scontato, mi perdonerete: non potevo farne a meno), che ci lascia tutti soddisfatti e sicuri di aver assistito ad un ottimo concerto. Con un Godano (che ha innaffiato di sudore e gioia la platea) e un Tesio che mi hanno fatto rivivere il gusto di sentire delle chitarre felicemente stuprate, non poteva essere altrimenti. E io mi allontano, con i brividi che continuano a corrermi "A fior di pelle"...


2 commenti:

Blackswan ha detto...

Da fan della prima ora, ho fatto fatica, e non poco, a gestire la fase acustica-intellettualoide. Oggi, mi sembrano tornati il gruppo agguerrito che ho amato agli inizi. Dal vivo, in elettrico, restano fenomenali.

Antonello Vanzelli ha detto...

Devo dire che i primi Marlene li capivo poco, rivalutandoli con gli anni. L'ultimo però mi è piaciuto davvero molto, un signor album.
Resta una grave pecca non averli mai visti dal vivo, quello si.