2 luglio 2014

CANZONI PER VOLARE SENZA VENTO





La mia attività principale all'università non era studiare. Non era nemmeno giocare alla playstation a PES (anche se ci andava vicino...) o rincorrere la donzelletta di turno: era cercare cd e fumetti rari con cui sovvenzionare i miei sfizi. In quel periodo stavo con una ragazza siciliana. Solo che io ero in Basilicata e lei a Catania, 10 ore di treno, con cambio a Salerno: un viaggio della speranza. E, soprattutto, il biglietto costava uno sproposito.
Così, oltre al volantinaggio, giravo di negozietto musicale in fumetteria, cercando il colpaccio da piazzare su ebay. Puntavo in particolar modo i singoli e le compilation, cd che spesso erano tirati in un numero tot di copie e mai più ristampati.
Feci un bel pò di soldini con alcune compilation di Rock Targato Italia pagate 5 euro e rivendute a cinque volte tanto, solo per la presenza di Ligabue, perchè il resto era inascoltabile. E 5 euro pagai "Asfalto - Musica dalla strada", compilation che mi fece impazzire sin dal primo ascolto. Poi però la prospettiva cambiò: mi offrirono 35 euro. Era introvabile e molto appetita, visto il carnet di artisti in tracklist. Ci pensai su tre giorni e poi cedetti.

                                    ASFALTO - MUSICA DALLA STRADA

L'ho cercato per anni, perché me ne pentii quasi subito. Sopra c'erano i Timoria, ed essendo un completista della rock band bresciana, mi bruciava non poco essermi venduto per quattro denari. Si, lo so che su ebay è facilmente rintracciabile, ma sono un romantico, un disco devo trovarlo di persona, quasi fosse un Sacro Graal nascosto da chissà quanto tempo su uno scaffale. L'ho trovato a 2 euro, praticamente nuovo, in un mercatino. Mi sono sentito felice come una bimba con le trecce al vento sul cavallo grande della giostra.

In un oceano avvolgente di rock e di elegante pop, il disco si apre curiosamente con l'elettronica di "Ogni singolo giorno" dei Casino Royale. La skippavo a oltranza, non la capivo e lei non capiva me. Ora la ritrovo splendida, con le voci di Alioscia e di Giuliano Palma che si incamminano su una base electro-liquida che non annoia mai.
A seguire, gli Africa Unite, gruppo che ho sempre stimato, ma che ha fatto di meglio di "Stile": non lascia testimoni e ricordi a causa di un ritornello banalotto. E non lascia buone vibrazioni neppure il remix Casino Royale's Bellybutton de "L'ombelico del mondo" di Jovanotti, in una versione che fa rimpiangere l'originale.
Poi arriva un certo Elio, seguito a ruota dalle sue Storie Tese, e si torna a stare bene. "T.V.U.M.D.B." non la conoscevo, erano altri tempi e gli Elii li vedevo e ascoltavo - colpevolmente - solo a Mai dire Gol (e infatti nel disco compare anche Aldo del famoso trio). Qui siamo in una delle loro migliori ballate di sempre, un duetto da applausi con Giorgia. Nel turbinio di citazioni e autocitazioni, è innegabile quanto questa canzone debba agli Earth, Wind & Fire.
Parte l'inconfondibile giro di "Aspettando il sole" e la testolina parte per i fatti suoi. Era il 1996 e deflagrò, la prima bomba al plastico gettata nell'etere radiofonico da quell'hit maker che risponde al nome di Neffa, accompagnato da Giuliano Palma - sempre lui - e da Deda. Ricordo che al liceo ne ero entusiasta. Ne parlai con un compagno di classe che disse: "Si, bella la musica, ma le parole fanno schifo." Il suo background erano le discoteche, l'ho lasciato ad ascoltare Gigi D'agostino: non è un caso se non ci vediamo da quindici anni.


I primi "intrusi", se possiamo definirli così, sono i Soon con "Il fiume". Il gruppo ebbe un discreto riscontro a metà degli anni '90, prima di sciogliersi alla fine del millennio. La musica è tutto sommato godibile, un onesto pop-rock tricolore in salsa british, anche se non rimpiango passaggi come "E nuotare nella benzina è semplice".
"Paradisi per illusi" dei Negrita è introvabile (ne avevamo parlato qui). Non è male quindi riascoltare "Io sono", che di quel disco fu il secondo singolo. Non è il loro miglior episodio del loro sfavillante inizio carriera, ma certo un buon pop-rock, con atmosfere che saranno poi riprese per il tappeto musicale di "Non ci guarderemo indietro mai".
I Ritmo Tribale sono uno dei grandi rimpianti del nostro panorama musicale. Una band del genere avrebbe meritato maggiori fortune e quando si sono sciolti, anche il Dio del Rock si è girato dall'altro lato, piangendo lacrime di rabbia. Questa "Universo" (tratta da "Psycorsonica", successore del fortunato e splendido "Mantra") dimostra - qualora ce ne fosse bisogno - che portata avessero Edda e compagni, maestri per band come gli stessi Negrita o gli Afterhours, che li hanno citati anche poco tempo fa nella presentazione di"Hai paura del buio?" 2.0.
Parte il granitico riff di "Senza vento" dei Timoria e voli indietro di vent'anni. Era il 1993, il rock iniziava a sgomitare, i Litfiba avevano spalancato la strada al resto della comitiva. I Timoria si presero il proscenio, lanciando grandi album uno in fila all'altro. Francesco Renga - ben lontano dall'attuale e innocuo pop per famiglie - portava in cielo le liriche di un Omar Pedrini in stato di grazia. Ogni volta che la ascolto, non può che scendere una lacrimuccia, chissà dov'è Joe adesso...


"Del Mondo" arriva dal primo lavoro dei C.S.I. "Ko de Mondo" ed è netto il calcio al passato, ai fasti dei CCCP Fedeli alla linea. E' una canzone che profuma d'Oriente, baciata da un testo illuminato. Risale bile a pensare che nessuno dei tre gruppi appena citati sia ancora qui a prendere per mano le nuove generazioni.
Il sipario si è chiuso anche sulla storia degli Ustmamò di Mara Redeghieri, dai più ricordata solo per il duetto - noiosissimo - con i Litfiba di "Sexy Dream". Qui è presente la pruriginosa "Memobox", che a me ricorda il tempo degli annunci - spesso erotici - per single, che trovavo sui giornali o sul televideo regionale. Ora con internet e le chat è tutto più semplice. La canzone è un piacevole pop elettronico, reso frizzante dalla splendida voce della Redeghieri. E' un peccato esserne rimasti orfani, sarebbe bello sapere se canta ancora...
Si sa bene invece cosa fa La Pina, speaker storico di Radio Deejay. Sul finire del secolo scorso, lanciò tre album di ottimo rap/hip-hop. Ho ancora a casa la cassettina originale di "Piovono angeli", un disco stupendo (vi consiglio di ascoltarvi la title track e "In media ci sto dentro..."). Qui è invece presente "Le mie amiche", tratta dal suo debutto, pezzo che, seppur frivolo - si fa ascoltare con piacere anche oggi.
Trascurabile "Hello" della indie rock band Interno 17, a cui segue una delle vette di questo disco, la cattivissima "Germi" degli Afterhours. Qualcuno direbbe "un pugno nello stomaco". Troppo facile. Nella rabbia del cantato di Manuel Agnelli, nei riff di Xabier Iriondo e nelle sue distorsioni traspira il respiro affannato di chi vuole arrivare, di chi vuole prendersi tutta la torta, a piene mani. E se la sono presa, insieme ai Marlene Kuntz (di cui avevamo parlato qui), che abbandonano per un attimo il noise per proporre l'eterea ma intensa "Come stavamo ieri". Bellissima, come tutto il loro ultimo "Nella tua luce", che mi incatena a sè da mesi.
Non è il massimo arrivare da due capolavori come gli ultimi due e doversi sorbire "Pastiglie" dei Prozac +. Fosse stata "Acida", avrei anche capito, ma questa - per quanto musicalmente divertente - ha un testo che cammina sul ciglio dell'irritante. A tirarmi su arriva "Madre" degli N.N., band finita nel dimenticatoio. Li produsse la IRA, la stessa dei Litfiba, e spiace che non siano arrivati alle grandi masse: questo è un buon pezzo.


"Asfalto - Musica dalla strada" è stata la compilation dell'Adidas Stretball Challenge, carovana itinerante che portava il basket e la musica nelle piazze italiane. Esperimento coraggioso, in un paese che vive di calcio e di canzonette usa e getta. Il libretto parla di un Festival che rappresentò il primo tentativo di Lollapalooza italiano. Belle intenzioni, ma persino il nome del festival americano è sbagliato sul libretto. Non cambia nulla, forse si trattò di un esperimento un po' naif, che trovò poi luce e sostanza nell'importante "Tora Tora Festival" di qualche anno dopo, ma non è questo il posto per parlarne.

Non so perchè vi sto parlando di questo disco, è una recensione fuori dal tempo, come direbbero i Bluvertigo. La musica, però, è emozione, e questo disco me ne regala molte, moltissime. Mi ricorda l'adolescenza, mi ricorda la cameretta dove suonicchiavo i Timoria con gli amici, mi ricorda i primi Negrita, quelli più rock. Mi ricorda il liceo, i compagni idioti - e che per fortuna non vedo più - e quelli a cui continuo a volere bene. Mi ricorda i concerti del Primo Maggio di quegli anni, in cui davvero era il Concertone, e non una pantomima da due soldi, come giustamente cantato dagli Elii. Mi ricorda che anche in Italia c'è stata tanta grande musica e tanto Rock con la R maiuscola, anche se qualcuno a volte se lo dimentica. Non io.

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