11 gennaio 2017

L'EPOPEA DEI DALTON BROTHERS




Il rock è un parco giochi popolato da bambinoni cresciuti poco e male, per fortuna direi. Alcuni continuano a divertirsi e a divertire, il trucco è riuscire a non prendersi sempre dannatamente sul serio. Esempi? I più attenti non hanno certo dimenticato i Foxboro Hot Tubs, che apparvero su Myspace nel 2007. Sulle prime li notarono in tre, poi pian piano qualcuno si accorse che qualcosa non tornava: la voce era troppo simile a quella di Billie Joe Armstrong e anche il sound aveva un che di familiare. E infatti altro non era che un side project dei Green Day, che si divertirono a cambiare registro, il tutto nel volgere di un solo long playing. Come sempre succede in questi casi, il progetto musicale - non associato al nome originale della band - ottenne poco successo, eppure resta fresco e frizzante, un garage rock godibile. Avevano forse bisogno di staccare dopo l'enorme successo di "American Idiot"? Erano canzoni non in linea col successivo "21th Century Breakdown"? Non lo so, e nemmeno mi interessa, ad ogni band, per ricaricare le pile, serve ogni tanto una boccata d'aria fresca.

                                QUELLA VOLTA CHE GLI U2... di A. Vanzelli

Più esile - ma di certo più scanzonata - l'epopea dei Dalton Brothers. E' il 18 novembre del 1987, gli U2 continuano a portare in tour lo strepitoso "The Joshua Tree", mietendo sold out in serie. Nessun gruppo di supporto in scaletta, o almeno così credono i fan accorsi al concerto di Los Angeles. Eppure, a sorpresa, sul palco spunta un gruppo curioso, in tenuta da cowboy e che a detta dell'annunciatore "ha profondamente influenzato la musica degli U2". Il pubblico resta spiazzato di fronte a questo sgangherato quartetto, e le parole del cantante non dissipano le perplessità: "Suoniamo solo due generi, country e western". In più sorseggia del buon whisky per poi lasciarsi andare ad un "Il rock non ha mai avuto un sapore così buono", prima di attaccare "Lucille", un brano del primissimo periodo degli U2 e mai finito su un album ufficiale. A questa segue una cover di Hank Williams, "Lost Highway" (cover della cover a dire il vero, visto che la versione originale è di Leon Payne e risale addirittura al 1948).


La gente però, non è stupida e dopo essersi liberata dello spaesamento iniziale, inizia a capire che quei quattro non sono altri che gli stessi U2 e che si stanno divertendo a prendere tutti bonariamente in giro. Poco dopo il vocalist Alton Dalton (Bono, ovviamente) presenta uno a uno la band: Betty Dalton al basso (Adam Clayton), Duke Dalton alla batteria (Larry Mullen) e Luke Dalton alla chitarra (The Edge). Ai più certo non sarà certo sfuggita la strepitosa citazione dei Fratelli Dalton, la simpatica banda di ladri che tanto filo da torcere dava a Lucky Luke nei fumetti di Goscinny.
Un'epopea piuttosto breve, però, sole tre esibizioni nel giro di un mese e mezzo (Indianapolis, Los Angeles appunto, e poi Hampton), ma bastevoli per rimanere nella storia. In quelle tre sere gli U2 mostrarono il loro lato più spensierato e divertito, ben lontano da quello che Bono tirò fuori quando si eresse a paladino dei più poveri. Ma questa è un'altra storia...
Gli U2 hanno annunciato per il 2017 proprio il "The Joshua Tree Tour", per il trentennale da quel glorioso album, e il 15 luglio prossimo passeranno anche da Roma, per una data imperdibile. Chissà se ricompariranno anche quei mattacchioni dei Dalton...

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